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Fiere italiane in crisi ma la Germania riesce a superare il nodo degli aiuti di Stato e accede a 642 mln di sussidi

Fiere italiane in crisi ma la Germania riesce a superare il nodo degli aiuti di Stato e accede a 642 mln di sussidi
(PRIMAPRESS) - ROMA - Il crollo del fatturato delle Fiere italiane nel 2020, con lo stato di emergenza sanitaria provocata dalla pandemia, è stato di circa 1 miliardo e 200 milioni. Il dibattio aperto con il precedente governo non aveva prodotto significativi processi d'indennizzo anche per la riconducibilità dei ristori a probabili aiuti di Stato. Ma ora dalla Germania arriva un segnale che potrebbe superare il ‘de minimis’ - la norma di Bruxelles sugli aiuti di stato che in Italia sta rendendo sostanzialmente inefficaci i contributi in favore delle fiere internazionali italiane. La Germania avrebbe fatto ricorso ad un articolo UE che permetterà alla Germania di stanziare entro giugno sussidi per 642 milioni di euro ai propri organizzatori fieristici. Una soluzione che l’Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi), aveva inutilmente prospettato al precedente Governo. Per il presidente di Aefi, Maurizio Danese: “Che sistema fieristico sia il comparto italiano che ha pagato il prezzo più alto alla crisi non è una novità, ma al di là di dichiarazioni di sostegno e l’attivazione di 408 milioni di euro a fondo perduto praticamente inutilizzabili, con appena il 4% di erogato, nulla è stato fatto per risolvere il problema. Il Governo non ha mai dato seguito alla nostra richiesta di derogare la norma sugli aiuti di stato e la conferma arriva ora dal commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che ascrive di fatto agli Stati la decisione su quanto fatto in materia di sussidi. In pratica – ha aggiunto Danese – Berlino ha smascherato l’immobilismo di Roma a Bruxelles e a farne le spese non saranno solo le fiere italiane, alle prese con cali di fatturato attorno all’80%, ma tutto il sistema produttivo del made in Italy che dalle manifestazioni genera un volume d’affari di 60 miliardi di euro l’anno. Lo scenario che si profila è sempre di più quello di un risiko fieristico distorto, in cui le realtà liquide tedesche faranno incetta di asset italiani virtuosi ma finanziariamente spossati dalla pandemia. Una dinamica beffarda se consideriamo che a giugno scorso nel Patto per l’export le fiere italiane sono state identificate tra i 6 pilastri del made in Italy, in considerazione del ruolo strategico che svolgono a favore dell’internazionalizzazione e della promozione del prodotto Italia. Per questo – ha concluso il presidente Aefi – ci rivolgiamo al nuovo Governo affinché possa aiutarci a recuperare il tempo perduto, prima che non si riveli già scaduto”. - (PRIMAPRESS)