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Teatro Carlo Felice: Menini "ora grazie al decreto del Ministero vedo la luce in fondo al tunnel"

(PRIMAPRESS) - GENOVA - Domani potrebbe essere fondamentale per la vita del Carlo Felice di Genova il Cda in cui il sindaco Doria dovrebbe confermare quanto detto ieri ai sindacati, e cioè di voler congelare i licenziamenti dei lavoratori della Fondazione genovese. Quello di ieri è stato dunque un incontro deludente e insoddisfacente  tra i sindacati e il sindaco del capoluogo ligure Marco Doria per decidere il fututo del Teatro Carlo Felice. I segretari dei sindacati Slc Cgil e Snater, Gianni Pastorino e Carmine Del Regno, insieme agli altri sindacati Cisl e Uil, cercavano infatti un accordo con il sindaco per tentare di salvare i musicisti e tutto il personale che lavora nel teatro. Sono previsti 48 esuberi del personale. Il Cda potrebbe ratificare il congelamento e dirigersi verso l'attuazione del decreto legge "salva Fondazioni" messo a punto dal Ministro Bray. Almeno ne è convinto Mario Menini, vicepresidente del Cda del Teatro Carlo Felice che già il 30 luglio scorso aveva sostenuto la necessità del congelamento della situazione fino a dopo agosto. "Certo è che il fatto di rinviare ogni discussione a dopo agosto, per ora congela i licenziamenti" spiega Menini che aggiunge "era un congelamento che avevo chiesto al sindaco. Il 30 luglio nel Cda avevo formulato questa richiesta in attesa del decreto salva fondazioni del Ministero della Cultura. Si andò ai voti e con soli tre voti passò la linea dura del sindaco, che ora sembra invece andare verso la direzione opposta". Ma qual è la sua posizione attuale in proposito? "La mia posizione è contraria rispetto ad un licenziamento o alla mobilità di 48 persone prese anche sulla base degli anni di anzianità maturati. Ed oggi dico di fronte a quello che propone il Ministro che rispetto alle Fondazioni in crisi come Firenze e Genova, che sono le peggiori, e che stanzia un fondo di 75 milioni per ripianare il debito patrimoniale e quindi costringe però a tutta una serie di paletti, come un piano di rientro ed altro, ivi incluso la nomina di un super commissario, andiamo avanti senza tentennamenti, perchè è l'unica ancora di salvezza". Ma andrà fatto comunque un piano industriale che rilanci il Teatro? "Il Piano industriale al quale si dovrà accingere asslutamente la nova gestione del teatro l’ho chiesto io come vicepresidente ed anche i sindacati. Oggi siamo costretti se vogliamo rientrare nei beneficiari di questo decreto, dopo averlo studiato a fare le cose in modo nettamente diverse dal passato" Pensa che così si possano scongiurare i licenziamenti? "Non sarà possibile evitarlo al 100 per cento. Ma fare un'operazione di tagli vedendo se ci sono persone vicine al pensionamento e se esiste un fondo che lo consenta, questo si, sarà fatto. Il sindaco quando dice mandiamo via 50 persone, probabilmente non fa tutti i conti necessari perchè innanzitutto ai licenziati va dato il tfr che ci porterebbe ad un risparmio pari a zero nella fase attuale.  Poi ci troviamo di fronte un conto economico 2013 la cui previsione è già di 4,5 milioni e mezzo in meno, quindi saremmo già da commissariare. Meno male che il Ministro ha fatto una legge ad hoc, perché al contrario ci avrebbero dovuto commissariare da tempo ma per liquidarci. Se ci sono degli esuberi dunque si vede come farli, tenendo conto che il decreto del Ministero prevede anche la ricollocazione. Oggi il Carlo Felice è in una situazione drammatica ed assolutamente non sono i lavoratori ad averne colpa. Anzi loro hanno fatto due anni di sacrifici, rimettendoci il 20 per cento dello stipendio. Ed ora giustamente ci dicono che con i loro sacrifici hanno fatto risparmiare al teatro 9 milioni, ma nonostante ciò la situazione è peggiorata". Cosa è mancato? "Non c’è stata azione di marketing. Non sono stati trovati finanziamenti. Andava fatta un'attività seria di marketing almeno due anni fa. Quando è arrivato il nuovo sovrintendente gli sono state date tutte le deleghe possibili, ma non è riuscito a fare una gestione che tirasse fuori il teatro dai problemi. Non c’è stata capacità ad esempio di portare dentro la Fondazione il privato. Avevamo finanziamenti per un milione quando ce ne vorrebbero almeno quattro". Come vede il futuro del Teatro Carlo Felice? "Con il discorso di Bray vedo la luce in fondo al tunnel ora. Venti giorni fa non avrei scommesso un centesimo sul futuro del Carlo Felice. Ora con questo decreto doloroso e giustamente duro vedo finalmente una speranza. E sul management della Fondazione? "I sindacati chiedono il cambio del management della Fondazione Carlo Felice.Che vada via il sovrintendente, ma il sindaco si è opposto nettamente. Quando in un’azienda le cose non funzionano chi ha gestito male si mette da parte. Io in questo momento opterei per un commissariamento , perché non verrebbe per liquidare, ma verrebbe per adeguarsi alle richieste del decreto legge, sarebbe quindi sulla strada della rinascita e del recupero. Un mese fa sarebbe stato un commissario pro-morte oggi è pro-vita". - (PRIMAPRESS)