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I nostri marò ostaggi dell'India

(PRIMAPRESS) - ROMA - Ora non c'è più dubbio: i nostri marò sono ostaggi dell'India. E con un simile paese che oggi per la 26esima volta ha rinviato il procedimento giudiziario nei loro confronti, non saremmo dovuti essere così teneri, da rimandarli indietro dopo essere riusciti a farli tornare, seppur per poco, a casa loro. Si è capito che l'India non è un paese democratico, anzi in questa vicenda sta dimostrando che neanche la colonizzazione britannica è riuscita nell'intento di civilizzare un'intera nazione. Non si può più tracheggiare con questa gente, basta. Faccinao del procedimento quel che vogliono, ma i nostri due marà Girone e Latorre facciano immediato rientro in patria. Poi Corte e Procura indiane litighino quanto vogliono ma non sulla "pelle" di due soldati mandati a nome dell'Italia a fare il proprio dovere. Siamo stati troppo accondiscendenti e questi sono i risultati. Bene ha fatto Emma Bonino oggi a richiamare l'ambasciatore italiano in India. Ma chiudiamola proprio l'ambasciata italiana a New Delhi. E se Onu e Usa non ci appoggiano, allora basta anche copn le altre missioni all'estero. Risparmia soldi ed anche morti. Se l'Italia si trova in questa situazione per proteggere la comunità internazionale, allora è venuto il momento in politica estera di essere un po' meno accondiscendenti. Questa vicenda è diventata paradossale e la diplomazia non sembra più essere sufficiente. Speriamo che almeno Matteo Renzi se ne renda conto. - (PRIMAPRESS)