Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin” e di Google Analytics. Clicca sul bottone "Accetto" o continua la navigazione per accettare. Maggiori informazioni
Skin ADV

Medicina: un neonato su 42 ha un gemello per effetto del numero di embrioni nella fecondazione assistita

  • di Paolo Silvestrelli
  • in Italia
Medicina: un neonato su 42 ha un gemello per effetto del numero di embrioni nella fecondazione assistita
(PRIMAPRESS) - ROMA - Gli anni ’90 fino ad arrivare ai giorni nostri hanno visto un boom dei parti gemellari. Un fenomeno che secondo l’Istituto francese di demografia INED e l’Università olandese di Radboud si misura in oltre 1,6 parti all’anno. E in questi ultimi anni si è verificata una consistente accelerazione che praticamente fa sì che un neonato ogni 42 ha un gemello. Da cosa dipende questo fenomeno? Dal fatto che un numero sempre maggiore di persone ricorre alla fecondazione assistita per avere un bambino. Nei paesi più sviluppati questi dati possono essere associati a una gestione dei trattamenti di PMA in cui non viene adottata una strategia sul numero di embrioni da trasferire che riduca al minimo il rischio di complicanze. “Nel nostro Paese - ha spiegato Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro PMA di IVI Roma – bisogna precisare che la situazione è cambiata nel 2009, quando una sentenza della Corte costituzionale ha abrogato gli obblighi relativi al numero di ovociti da trattare e agli embrioni da impiantare. Infatti, la legge 40 del 2004, che regola i trattamenti di PMA, stabiliva l’obbligo di trattare solo 3 ovociti per volta e di impiantare in utero tutti gli embrioni ottenuti, con il conseguente aumento tra il 2004 e il 2009 di gravidanze gemellari.”
“La policy di IVI – ha continuato Galliano – per garantire la miglior riuscita del trattamento e la massima sicurezza di pazienti e nascituri, prevede il SET, ovvero il Single Embryo Transfer. Trasferire un singolo embrione alla volta, ove possibile, consente di ridurre fortemente la possibilità di parti gemellari e, dunque, di evitare alla futura madre e al nascituro tutte le complicazioni che possono derivare da una gravidanza e un parto gemellare.” Tra i rischi che può correre la madre in caso di gravidanza plurima, troviamo una percentuale maggiore di dover effettuare un parto cesareo, ipertensione, rottura prematura delle membrane, minaccia di parto prematuro o maggiore incidenza di emorragie postpartum. Per quanto riguarda il neonato, la gestazione multipla può essere accompagnata da prematurità (molto comune in questo tipo di gravidanza), difetti congeniti, ritardo della crescita intrauterina, basso peso alla nascita o persino mortalità perinatale.
“Chiaramente, – ha aggiunto la Responsabile del Centro PMA di IVI Roma – la tecnica SET prevede una normale stimolazione ormonale della paziente, con trattamento di più ovociti. Dunque, la coppia disporrà di diversi embrioni crioconservati che potranno essere utilizzati qualora il primo tentativo di impianto non vada a buon fine, oppure nel caso in cui la coppia in futuro decida di cercare un’altra gravidanza. Questo è molto importante per la tutela della donna, che sarà sottoposta a una sola stimolazione ormonale”
“Infine – ha concluso Galliano – bisogna riconoscere che i tassi di successo di IVI per trattamenti con un solo embrione sono altissimi. Raggiungono l’87,2% in caso di FIV-ICSI e il 92,6% in caso di ovodonazione. Questi risultati per noi sono fonte di orgoglio e gioia e ci spingono ad andare sempre oltre in termini di ricerca e sviluppo”. - (PRIMAPRESS)