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Diete alimentari: la chetogenica che arriva dal passato guarda anche ai diabetici

Diete alimentari: la chetogenica che arriva dal passato guarda anche ai diabetici
(PRIMAPRESS) - ROMA - Nelle diete alimentari si torna a parlare di chetogenica o low carb. Non si tratta di una nuova tendenza che arriva d'oltreoceano ma una dieta antica. Si tratta di un regime alimentare sviluppato, negli anni Venti del Novecento, ad Harvard, dai ricercatori: Stanley Cobb e William Gordon Lennox, come cura alternativa al digiuno per l’epilessia. Gli studi di quegli anni osservarono come l’organismo reagiva alla carenza di glucosio utilizzando i grassi come fonte di energia, attraverso la produzione di molecole che definirono chetoni. Nonostante l’efficacia della cura, con l’avvento dei farmaci, l’interesse per la dieta chetogenica passò in secondo piano, fino agli anni Settanta del Novecento. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, Peter Huttenlocher, neurologo all’Università di Chicago, finalizzò la scoperta dei grassi a catena media MCT - Medium-chain triglycerides, fortemente chetogenici, come l’olio di cocco. Tale scoperta si rivelò essenziale per modificare le percentuali dei macronutrienti nella dieta chetogenica, rendendola più facile e accessibile. Nello specifico, grazie alla scoperta dei grassi MCT, fu possibile portare la percentuale di carboidrati dal 5% al 10%, quella delle proteine dal 10% al 20% e quella dei grassi dall’85% al 70%, senza diminuire i benefici derivanti dalla dieta. Tuttavia, l’interesse per questo regime alimentare rimase ancora basso, fino agli anni Novanta del Novecento in cui, negli Stati Uniti, ripartirono gli studi sulla dieta chetogenica. Oggi in Italia si riparla di questo regime nutrizionale capace anche di contrastare diverse patologie.
La dieta chetogenica, si basa sul principio per cui l’organismo, una volta esaurite le fonti esterne di glucosio, entra in uno stato di chetosi (che non ha nulla a che vedere con la chetoacidosi: stato patologico grave che si può verificare solo in determinate condizioni di malattia) iniziando così a bruciare i grassi come fonte di energia. In altre parole, il corpo umano non va mai in carenza di glucosio dal momento che riesce a produrlo autonomamente. Del resto, senza questo procedimento metabolico la specie umana si sarebbe estinta alle origini, dal momento che nella preistoria l’alimentazione era pressoché priva di zuccheri o carboidrati. A partire dai grassi l’organismo, nel fegato, produce i chetoni, molecole che rappresentano una fonte di energia privilegiata per i muscoli, il cuore e, soprattutto, per il cervello. Motivo per cui la dieta chetogenica fu usata in primis nella cura dell’epilessia. In più, numerosi studi hanno dimostrato che i chetoni oltre a fornire energia, sono molecole “di segnale” con potente effetto antinfiammatorio, antiossidante e antibatterico. 
A basarsi su questi principi è Lightflow, una linea di prodotti di una start-up aquilana nata anche per contribuire alle diete alimentari di diabetici.  “Con i prodotti Carbolight - spiega il fondatore Lightflow, Fabrizio Mellone - composti prevalentemente di fibre come l’inulina, l’oligofruttosio e l’amido resistente, non favoriscono solo la perdita di peso ma, in generale, la salute dell’intero organismo. “Voglio sottolineare - continua Mellone - che un regime dietetico si rivela definitivo nel tempo quando incide sul microbiota intestinale, ovvero quando il dimagrimento non è solo superficiale ma crea una memoria interna di sé, attraverso un miglioramento qualitativo e quantitativo dell’ecosistema che popola il nostro intestino.” - (PRIMAPRESS)