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Fiducia Governo: Draghi oggi riferisce alle Camere. Si inizia dal Senato (9,30)

(PRIMAPRESS) - ROMA - Più della situazione economica del paese ai partiti è la campagna elettorale già iniziata da tempo il vero obiettivo che si consuma tra conferme di leadership o ricerca di nuovi posizionamenti ma tutto in assenza di una visione di programma. Le dichiarazione rilasciate ai media mancano di contenuti e inseguono solo prese di posizione lontane da una reale presa d’atto delle crisi generate da fattori esogeni: dalla guerra in Ucraina alla crisi energetica a quelli endogeni di emergenza climatiche, ritardi infrastrutturali, disoccupazione, sicurezza, invecchiamento e si potrebbe continuare ancora. In questo panorama il M5S tra diaspore e crisi ideologiche tenta di rincorrere principi ispiratori che avevano determinato il loro successo senza rendersi conto che è passata una stagione ed i tempi sono cambiati. La mancanza di “cultura politica” di Giuseppe Conte e forse anche una componente del suo carattere, non solo sta decimando il movimento ma ha costretto il paese ad entrare in una crisi in un momento delicato del paese. Questa mattina la costituzionalista dell’Università di Sassari, Carla Bassu, intervistata a RaiNews24 aveva, tuttavia, fatto accenno a precedenti simili all’epoca di Ciampi ma oggi c’è qualche aggravante in più. Senza contare che gli uomini della politica hanno dimostrato di non avere profili tali per superare gli egoismi di partito e personali per guardare in modo organico alle priorità del paese. Si va avanti con slogan e frasi fatte o chiedendo risorse a casse dello stato drammaticamente impoverite. Tutto senza l’ombra di riforme strutturali. E’ in questo clima, in cui la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e quello della Lega Salvini chiedono a forza le elezioni ma senza interrogarsi su quali programmi futuri si baserà il dopo voto o il goffo tentativo del Pd dei Leu di eliminare la “regola della culla” cioè di far iniziare l’intervento di Draghi oggi 20 luglio (9,30) alla Camera anziché al Senato per dare ancora una mano al M5S nonostante il disastro creato, che crea uno stato di profonda incertezza non solo sui mercati ma negli stessi cittadini. Draghi, dunque, domani riferirà alle Camere sulla crisi di fiducia come gli è stato chiesto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma cosa potrebbe dire di più il premier che ha chiesto di dimettersi? La frase di Conte riportata da ieri sui media: “Ora la decisione spetta a Draghi” riferita ad una lista di richieste inascoltate dal premier suona come un ricatto. In realtà lo è ma per il M5S se Draghi avesse accolto quei punti avrebbe aiutato Conte ad uscire dallo scontento della base. Ma la politica non è questo. A meno di 24 ore di una richiesta di fiducia alle Camere da parte del premier le questioni di fondo non sono cambiate ed il motivo principale è che questa politica dei personalismi è al capolinea. Se ne sono accorti tutti tranne i protagonisti. L’agenzia di rating Fitch oggi rileva: ”Le dimissioni di Mario Draghi da presidente del Consiglio italiano dopo una spaccatura nel suo governo di unità nazionale annunciano una maggiore incer- tezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate. Le implicazioni di breve termine per la politica economica e di bilancio - scrive ancora nella nota l’agenzia - dipendono dagli esiti politici, ma è probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diventino più impegnativi". Draghi, intanto, è appena tornato dal Quirinale per una consultazione con Mattarella ma è inutile tentare di sapere che cosa si sono detti. - (PRIMAPRESS)