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Farinata degli Uberti: un Ghibellino all'inferno

(PRIMAPRESS) - Copertina Farinata degli Uberti MILANO  - Dopo il volume su Dante Alighieri, sempre in occasione dei 750 anni dalla nascita del poeta, Kleiner Flug dedica una novella grafica a Farinata degli Uberti. Manente degli Uberti, meglio noto come Farinata per via dei suoi capelli biondo platino, incontra Dante all’inferno e gli racconta di quando, ancora in vita, fu a capo della consorteria di parte ghibellina svolgendo un ruolo importantissimo nella cacciata dei guelfi nel 1248, sotto il regime del vicario imperiale Federico d’Antiochia, figlio dell’imperatore Federico II e di come, una volta tornati i guelfi al potere, venne esiliato a Siena. Il libro, opera prima di Corso Tarantino, mostra con efficacia e sintesi alcuni frammenti di vita di Farinata, un uomo tutto d'un pezzo e con un'idea di Europa ante litteram. L'autore usa come escamotage narrativo l'incontro raccontatoci da Dante nella sua Divina Commedia per approfondire il “rapporto” di stima tra i due e una vicinanza di pensiero maggiore di quel che si possa pensare, nonostante le distanze politiche. Tra lui e Dante si svolge infatti un colloquio al cui centro ricadono i temi della lotta politica e della famiglia (in particolare quello delle colpe dei padri che ricadono sui figli: un tema caro al poeta, che avrebbe potuto far revocare l'esilio ai figli maschi se avesse voluto far ritorno, umiliandosi e chiedendo perdono a Firenze). A questo personaggio molto importante del suo tempo, Dante rese un grande omaggio, facendone uno dei protagonisti indimenticabili del suo Inferno e tratteggiandone una figura imponente e fiera, quasi omerica nel contrastare le avversità, tanto che la sua guida Virgilio lo esorta a non usare con lui parole comuni ma nobili. L’uso di carboncino e acquerelli, per la rappresentazione sia dell’inferno che dei flashback della vita del nobile fiorentino, è una scelta azzeccata per rendere più “calda” l’atmosfera, mentre l’uso di un italiano arcaico ci avvicina ancor di più al periodo storico e accresce quel sense of wonder tanto caro ai narratori più scafati. - (PRIMAPRESS)