Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin” e di Google Analytics. Clicca sul bottone "Accetto" o continua la navigazione per accettare. Maggiori informazioni
Skin ADV

Luigi Di Maio: «ecco la ricetta del M5S per il Sud»

  • di Paolo Picone
  • in Italia
Luigi Di Maio: «ecco la ricetta del M5S per il Sud»
(PRIMAPRESS) - NAPOLI - Un Pil per il Sud inferiore del 44,2% rispetto a quello del Centro-Nord, tasso di disoccupazione al 19,6%, il valore più alto dell’UE a 28 dopo la Grecia. Il divario tra Nord e Sud, dai dati forniti pochi giorni fa sia da Istat che nel recente primo rapporto integrato sulle tendenze del mercato del lavoro italiano, frutto della collaborazione Tra il Ministero del lavoro, l’Inps, l’Istat e l’Anpal, si evince un aumento inesorabile del divario tra il Sud ed il resto del Paese. In questi giorni Luigi Di Maio, candidato a premier per il M5S è impegnato in Campania in una sorta di tournée attraverso le aziende, ritenute delle vere e proprie eccellenze.

Qual è la ricetta del M5S per diminuire il gap economico che esiste tra il Mezzogiorno ed il Nord?
«Risolvere i problemi del Sud è il modo per far crescere l’economia del Sud. Quindi sono necessari gli investimenti nelle infrastrutture prima di tutto, finanziandoli tagliando 9 miliardi di euro di opere inutili in giro in Italia, dalla Tav in Val di Susa a tutta una serie di speculazioni che non servono proprio. Queste infrastrutture attrarranno gli investimenti, ancora più turismo, e ci consentiranno di far sviluppare l’economia del territorio. D’altra parte ci sono tante eccellenze al Sud, made in Italy soprattutto, che esportano perché l’economia interna non è forte. Se noi facciamo ripartire l’economia interna con gli investimenti delle infrastrutture e quindi rilanciando l’edilizia, questi settori cominceranno a vendere non solo all’esterno ma anche in Italia e nel Sud. Ovviamente le coperture per far ciò ci sono perché dobbiamo solo dare una sforbiciata, come detto,  alle opere inutili».

Lei sta visitando moltissime aziende del Sud, nelle ultime settimane anche in Campania. Quali sono le richieste che Le rivolgono gli imprenditori?
«Le aziende hanno bisogno soprattutto che venga diminuito il costo del lavoro. Cioè se un imprenditore assume un lavoratore non gli può costare quasi il doppio di quanto è lo stipendio. Ed è un problema che si può risolvere, ad esempio seguendo ciò che ha fatto la Spagna, ha convinto la Commissione Europea a sforare i parametri di Maastricht, ha fatto un po’ di deficit e lo ha investito nell’abbassamento del costo del lavoro, e lì un dipendente costa ad un’impresa meno di un quinto di uno stipendio. Facciamo allora una manovra shock per le imprese, abbassiamo le tasse sul lavoro, in modo che si possa assumere di più. Tutti gli imprenditori che ho incontrato mi hanno detto chiaramente che se il costo del lavoro venisse abbassato, sicuramente assumerebbero più gente, perché molte volte le aziende sono sottodimensionati rispetto alla domanda. Così si rilancia davvero l’occupazione. Abbiamo nel Sud tra le mani un patrimonio di aziende, un vero tesoro, bloccate soprattutto dai costi. Ma anche dalla burocrazia, che per me è un atteggiamento culturale sbagliato della politica che fa una legge a Roma ogni due giorni e mezzo. Per fortuna ora il Parlamento si fermerà per tre mesi. Perché legiferando in questo modo ha davvero massacrato le imprese. Bisogna fare meno leggi. Ma piuttosto alla politica bisogna chiedere di fare una legge sola che ne abolisca centinaia ed è ciò che vogliamo fare noi con una legge che ne elimini in un sol colpo almeno quattrocento e che presenteremo nei prossimi mesi».

Alcuni sindacati, ma anche i partiti di opposizione dicono che il Jobs Act varato dal governo Renzi che aveva l’intento di favorire l’occupazione, soprattutto al Sud, in realtà avrebbe avuto l’effetto contrario. Lei cosa ne pensa?
«Il tema del Jobs Act parte da un presupposto sbagliato e cioè che per far assumere di più devi ridurre i diritti. Perché i contratti ad alta tutela di diritto all’imprenditore costano. Quindi si è avuto l’effetto che l’abbassamento delle tutele non ha funzionato in alcun modo. Facciamo invece un’altra cosa e cioè come ho già sostenuto in precedenza abbassiamo il costo di lavoro, in modo che anche il contratto a termine determinato non costi ad un imprenditore un botto di soldi. Oggi dobbiamo mettere l’imprenditore in condizione di offrire un contratto che dia sì dei diritti al suo dipendente ma che non gli costi più del doppio di quanto gli dà di netto. Per me il Jobs Act è stata una follia perché sono stati spesi 20 miliardi di euro. Con quei soldi quante infrastrutture si sarebbero potute fare nel Sud Italia e che avrebbero creato lavoro in tutto il settore mondo del movimento terra, dell’edilizia e anche del comparto della progettazione?».

Come giudica ciò che sta avvenendo sulla vicenda dello stabilimento Ilva di Taranto ed in particolare sullo scontro istituzionale che vede da una parte Comune e Regione contrapposte al Governo?«Sta avvenendo uno scontro interno ad un partito di Governo ed è davvero la follia delle follie. C’è il Pd pugliese che va contro il Partito Democratico nazionale. Io non so se vogliamo far ritornare questa gente al Governo, perché così facendo ci porterebbero al caos proprio come stanno facendo con l’Ilva». - (PRIMAPRESS)