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Siria: i perché dell'attacco turco ai curdi dell'Ypg. Il dissenso di Usa ed Europa

(PRIMAPRESS) - ANKARA (TURCHIA) - L’annuncio del presidente turco Erdogan era nell’aria. La tensione per un possibile attacco curdo alla Siria si era fatto nelle ultime ore sempre più pesante. Poi l’aggressione è iniziata con quattro esplosioni segnalate nella città di Ras al-Ain, al confine con la Turchia, contro alcune postazioni curde di milizia di protezione popolare (Ypg).
Prima si sono susseguiti raid aerei ed alle prime ore del mattino l'esercito turco ha iniziato a bombardare le postazioni curde nel Nord della Siria. 
Ma perché si sta generando questa tensione?
Il governo di Ankara intende creare una "zona di sicurezza" nel nord est del Paese, al confine con la Turchia, cacciando le milizie dell'Ypg, le unità combattenti di protezione popolare curde, che considera terroristi come il Pkk, il partito dei lavoratori curdo, e facendo rientrare in quell'area due milioni di siriani attualmente rifugiati in Turchia. La safe zone dovrebbe estendersi inizialmente per 32 chilometri a est dell'Eufrate, le prime città interessate potrebbero essere Ras al-Ain e Tel Abyad, dove gli americani hanno fatto sapere di aver già liberato le loro postazioni. Nel 2016 e nel 2018, con due operazioni militari, i turchi erano già entrati a Afrin, Jarablus e Al Bab, sempre nel nord ma a ovest dell'Eufrate, e le controllano attraverso i gruppi di ribelli siriani locali alleati.
Tornando alla cronaca, le Forze democratiche siriane guidate dai curdi sostengono di aver respinto l'offensiva terrestre turca sul confine settentrionale della Siria, poco dopo che Ankara aveva annunciato l'inizio della fase terrestre della sua operazione contro le forze curde. 
Come è stato preso l’attacco turco dai paesi stranieri?
Trump l’ha definita una cattiva idea "Gli Stati Uniti non appoggiano l'attacco turco in Siria” aggiungendo che la Casa Bianca si aspetta che la Turchia, dopo aver "invaso" la Siria, rispetti "tutti i suoi impegni", tra cui proteggere i civili, le minoranze religiose, inclusi i cristiani, e assicurare che non ci sarà alcuna crisi umanitaria". "Inoltre la Turchia è ora responsabile nel garantire che tutti i combattenti dell'Isis catturati restino in prigione e che l'Isis non rinasca in nessun modo o forma”. Le preoccupazioni di Trump sono state estese anche al premier inglese Boris Johnson e l’Europa con la voce della Mogherini lancia un monito alla Turchia mentre l’Egitto chiede un intervento della Lega Araba. - (PRIMAPRESS)