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Festa dei Lavoratori: l’occupazione da disegnare per il futuro dell’Italia che invecchia

Festa dei Lavoratori: l’occupazione da disegnare per il futuro dell’Italia che invecchia
(PRIMAPRESS) - ROMA - La Festa del Lavoro del primo maggio diventa come sempre un momento di riflessione sulle politiche dell'occupazione. Questa celebrazione è iniziata con una sterile polemica tra governo e sindacati ma che in realtà nasconde contrapposizioni ideologiche che, tuttavia, andrebbero messe da parte per affrontare gli scenari futuri con interrogativi che al momento non hanno ancora una risposta. Adeguamento delle retribuzioni, cuneo fiscale, istituti pensionistici al collasso, paese che invecchia più a lungo, immigrazione e così via.
Sul fronte dei numeri dell'occupazione i dati parlano di oltre 100mila posti di lavoro a tempo indeterminato creati nei primi due mesi dell'anno. Pubblicata la Nota congiunta di marzo sul mercato del lavoro, a cura di Ministero del lavoro, Banca d’Italia e Anpal.
Il 2023 inizia con un’accelerazione del trend della domanda di lavoro nel settore privato non agricolo. Più che raddoppiate infatti le attivazioni nette nel bimestre gennaio-febbraio rispetto a novembre-dicembre 2022. Le assunzioni al netto delle cessazioni sono state 51mila a gennaio e 55mila a febbraio, mentre erano state in tutto 45mila negli ultimi due mesi dello scorso anno.

Lo registra la Nota Il mercato del lavoro: dati e analisi di marzo 2023 redatta congiuntamente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dalla Banca d’Italia e da Anpal, sulla base delle comunicazioni obbligatorie e delle dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro (Did).
Circa il 50% dei nuovi posti di lavoro è stato creato nel settore dei servizi: solo nel turismo le attivazioni nette sono state circa 22mila. Ma ha ripreso vigore anche la domanda nell’industria in senso stretto (circa 23mila unità) grazie alla diminuzione del prezzo delle materie prime energetiche.
Da sottolineare che l’incremento dei posti di lavoro ha riguardato esclusivamente la componente a tempo indeterminato, mentre è lieve l’incremento delle attivazioni nette a temine, così come la diminuzione di quelle con il contratto di apprendistato.
La ripartizione dei posti di lavoro creati nel bimestre considerato vede una leggera prevalenza maschile(61mila unità), ma la Nota ricorda che dalla metà del 2021 “l’occupazione femminile è cresciuta più velocemente (di quella maschile), raggiungendo livelli storicamente elevati”.A livello territoriale da segnalare che nei primi due mesi dell’anno oltre l’80% dei posti di lavoro creati si è concentrato nelle regioni centro-settentrionali.

Anche a causa del rallentamento della domanda di lavoro nei servizi, osservato nella seconda metà dell'anno, la diminuzione della disoccupazione nel 2022 è stata nettamente più debole rispetto al 2021: 80mila Did in meno rispetto alle 300mila in meno dell’anno prima. Anche sotto questo aspetto emergono ampie differenze territoriali: tra le regioni più grandi, il calo di disoccupati amministrativi si è attenuato in Campania e si è arrestato in Lombardia, Lazio, Sicilia ed Emilia-Romagna; si è invece intensificato in Veneto. - (PRIMAPRESS)