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L'altra faccia del Vietnam dall'anima verde

(PRIMAPRESS) - HANOI - Il padiglione a forma di fiore di loto, iconografico simbolo del Vietnam che si staglia nel cielo di Milano dallo spazio dell'Expo, è riuscito a conquistare le attenzioni degli italiani che proprio con la complicità dell'Esposizione Universale faranno crescere la presenza di turisti nel paese asiatico in questa stagione. La previsione di un incoming a doppia cifra non potrà sostituire la flessione del mercato russo tradizionale polmone di arrivi ma sta contribuendo a creare un'offerta turistica più a dimensione delle preferenze dei viaggiatori italiani come rileva Asiatica Travel, uno dei maggiori tour operator vietnamita.

Se Hanoi ed Ho Chi Minh, sono le città dove si concentrano i maggiori flussi turistici è soprattutto il nord del paese che sta richiamando l'attenzione dei travellers per quell'atmosfera rarefatta di luoghi senza tempo o meglio dove il tempo sembra essersi fermato come a Sapa, remota regione del nord del Vietnam, ex stazione climatica francese nell’era colonial. A 1650 metri d’altezza, oggi famosa per le sue terrazze di riso, le sue splendide valli  Muong Hoa, Violet e Muong Bo, per le orchidee e le foreste di bambù nani del parco nazionale di Hoang Lien e per i numerosi gruppi etnici che abitano la montagna. Qui si trovano otto delle oltre cinquanta etnie che vivono nel paese, note come “tribù di montagna”, ciascuna con proprie lingue, coloratissimi abiti e tradizioni. I più famosi sono gli Dzao, i Thai e soprattutto gli Hmong che, secondo le leggende, arrivarono a Sapa attraversando la Siberia, un luogo molto freddo con sei mesi di buio e sei di luce. Si tratta di popoli che conducono una vita molto semplice, basata sull’agricoltura e soprattutto sulla coltivazione di riso in terrazze. Vivono in case di palafitte realizzate con materiali naturali e dove anche qui, così come in tutte le case vietnamite, si trovano un altare per il culto degli avi e un altare per la “casa” pieno di offerte e dedicato agli spiriti del suolo e delle mura domestiche. La spiritualità in Vietnam fa infatti parte della vita quotidiana e, in particolare, spiriti e antenati restano il fulcro della religiosità vietnamita nonostante l’influenza di Buddismo, Confucianesimo, Taoismo e Cristianesimo.

Altra tappa obbligatoria è la Baia di Halong, dichiarata l’ottava meraviglia del mondo e patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1994. Secondo la leggenda, un gigantesco drago dalla coda serpeggiante (da cui il nome Halong: dove il Dragone discende in mare) avrebbe creato uno spettacolo naturale unico al mondo, migliaia di faraglioni calcarei, isole, grotte e scogliere che si possono visitare in kayak o a bordo di una giunca, tipica imbarcazione orientale realizzata interamente in legno di giunco. L’isola Hang Dau Go contiene la grotta più grande della baia ricca di stalattiti e stalagmiti e chiamata dagli esploratori francesi del XIX secolo la Grotte des Merveilles. La regione di Mai Chau presenta un paesaggio ancora diverso. Abitata prevalentemente da Thai Bianchi, è una zona pianeggiante facilmente visitabile a piedi e in bicicletta attraversando risaie, piantagioni di the e villaggi dove le donne sono intente a realizzare al telaio i loro colorati abiti tradizionali.  Sono luoghi bucolici, lontani dal turismo di massa di Sapa e Halong Bay, dove le giornate, scandite dal ritmo del lavoro nei campi, scorrono più lente fino al tramonto.

- (PRIMAPRESS)