Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin” e di Google Analytics. Clicca sul bottone "Accetto" o continua la navigazione per accettare. Maggiori informazioni
Skin ADV

Caso Concordia, ecco le motivazioni dei giudici per la condanna a 16 anni a Francesco Schettino

  • di RED-ROMA
  • in Italia
(PRIMAPRESS) - GROSSETO -   "I 32 decessi delle persone a bordo della Concordia non si sarebbero verificati se il comandante Francesco Schettino avesse gestito l'emergenza con perizia e diligenza", sono   queste che accompagnano le motivazioni della sentenza che condanna Schettino a 16 anni di reclusione. Sono 553 le pagine della sentenza emessa dal tribunale di Grosseto comprensiva delle motivazioni scritta da  Giovanni Puliatti, Marco Mezzaluna e Sergio Compagnucci che hanno condannato l’ex comandante della Costa Concordia. Nelle motivazioni è stato ricostruito per intero il naufragio della concordia e il dibattimento che si è svolto nell'aula allestita al triibunale del Teatro Moderno. 

L'attenzione della corte si è appuntata sulla gestione dell'emergenza dopo l'impatto con lo scoglio delle Scole. Nel momento in cui l'imputato lasciava definitivamente la Concordia, secondo la corte, la situazione era tale "da rendere impossibile, o comunque difficile", per i passeggeri ancora a bordo "trovare la salvezza". Nel corso dell'esame dibattimentale, il comandante si giustificava dicendo che l'attivazione della centrale operativa sarebbe stata controproducente perchè avrebbe sottratto alcuni uomini dell'equipaggio dallo svolgimento di compiti più importanti. Secondo la Corte tali giustificazioni oltre a non poter essere condivise nel merito "sono l'ulteriore conferma dell'atteggiamento, superficiale e supponente al tempo stesso, con cui l'imputato si approcciava alla gestione dell'emergenza, ritenendo di fatto di poter decidere lui arbitrariamente quali regole rispettare e quali no". I legali di Francesco Schettino hanno già dichiarato l’intenzione di ricorrere in appello. - (PRIMAPRESS)