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Sanità, l'Ospedale di Latina tra i primi al mondo nel trattamento dei noduli tiroidei

  • di RED COM
  • in Lazio
(PRIMAPRESS) - LATINA - L'Ospedale di Latina all'avanguardia nel trattamento dei noduli tiroidei: è stato pubblicato, sulla prestigiosa rivista scientifica statunitense The Journal of Clinical Endocrinoloy & Metabolism, lo studio prospettico di eco-guidata ablazione su un gruppo di pazienti. La pubblicazione è a firma dei seguenti medici, tutti in forza all'Ospedale Santa Maria Goretti di Latina: Roberto Cianni (Direttore divisione Diagnostica Avanzata e Radiologia Interventistica), Giuseppe Campagna (Direttore divisione Medicina Generale), Marco Sacchi (Direttore divisione Chirurgia Generale), Valerio Pasqualini (divisione Radiologia Interventistica), Erminio Saralli (divisione Day Surgery Chirurgico), Roberto Cesareo (divisione Endocrinologia), ai quali si aggiunge la dottoressa Carla Simeoni (biostatistica Monte Porzio Catone). Con questo prezioso lavoro clinico, le divisioni di Endocrinologia e Radiologia Interventistica dell'Ospedale di Latina sono i primi al mondo ad aver dimostrato la reale entità dell'efficacia della radiofrequenza sul trattamento dei noduli tiroidei, con il vantaggio anche della riduzione della spesa sanitaria, visto che i trattamenti sono eseguiti in regime di day ospital senza degenza dei pazienti. Questo prestigioso risultato è stato accolto con grande soddisfazione dal direttore generale Michele Caporossi della ASL di Latina, perché conferma la valenza della struttura ospedaliera pontina con questa sua eccellente equipe medica. “Questo risultato è il consolidamento di due anni e mezzo di attività clinica – spiega il primario Roberto Cianni – abbiamo riportato in questo studio il trattamento delle lesioni benigne di patologia tiroide in 70 pazienti, attraverso un trattamento percutaneo termoablativo che viene effettuato in day ospital presso la nostra divisione di Radiologia Interventistica, dopo precedente selezione dei pazienti nel nostro reparto di Endocrinologia. La tecnica della termoablazione consiste nel ridurre il volume del nodulo tiroideo inserendo un ago elettrico all'interno del nodulo stesso, sotto la guida dell'ecografia. La durata dell'intervento è di circa 30–50 minuti e gli effetti collaterali sono ridotti al minimo e comunque inferiori rispetto alla tradizionale tecnica chirurgica, con una significativa risposta clinica dei pazienti trattati. La novità di questa terapia consiste nel trattamento di lesioni volumetricamente maggiori rispetto agli altri studi, soprattutto coreani”. “La procedura con anestesia locale è eseguita in day ospital presso l'Ospedale di Latina – rimarca il medico chirurgo Valerio Pasqualini di Radiologia Interventistica – è una procedura minimamente invasiva, provoca infatti un dolore moderato e ben tollerabile, che induce una riduzione volumetrica di circa l'80% del del nodulo tiroideo benigno: questa riduzione permette di ottenere una sensibile attenuazione dei sintomi locali, evitando così l'asportazione chirurgica”. “Ultimamente gli interventi chirurgici per il trattamento dei noduli tiroidei sono diventati meno invasivi – sottolinea il professore Marco Sacchi – questa tecnica di termoablazione non prevede incisioni, né anestesia generale, né giorni di ricovero, non lascia cicatrici, riduce tutta la sintomatologia legata alla presenza dei noduli”. Statisticamente un italiano su quattro ha un nodulo alla tiroide: “A livello della tiroide – conferma il medico endocrinologo Roberto Cesareo che ha curato la pubblicazione scientifica – si possono formare noduli e cisti che possono influenzare negativamente il funzionamento della ghiandola. Questi noduli colpiscono circa il 25% della popolazione. I noduli benigni devono essere continuamente monitorati, se causano ipertiroidismo può essere necessario assumere alcuni farmaci che rallentano l'attività della ghiandola. Se questi noduli accrescono progressivamente o non rispondono alle cure dei farmaci, può rendersi necessario ricorrere al trattamento chirurgico. Questa tecnica della termoablazione va limitata a casi selezionati, in particolare noduli benigni e con riferiti disturbi di tipo compressivi o estetici e non si sostituisce di certo all'intervento classico di tiroidectomia, ma di sicuro può costituire uno strumento aggiuntivo che l'endocrinologo, con il supporto del radiologo interventista, deve conoscere per il trattamento dei noduli tiroidei.”. - (PRIMAPRESS)