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Caso PUC, Konsumer: “Il costruttore intasca il contributo pubblico e poi dichiara fallimento”

  • di RED COM
  • in Economia
(PRIMAPRESS) - PERUGIA - Scoppia il caso Puc (Programmi urbani complessi), che di complesso non ha nemmeno il raggiro: un costruttore ottiene i fondi pubblici per costruire un immobile e rivenderlo a prezzo scontato, poi dichiara fallimento (o chiede di essere ammesso alla procedura di concordato preventivo) e l’acquirente si trova a dover pagare anche la quota intascata dall’imprenditore. Konsumer Italia condanna questa pratica resa ancor più odiosa dal fatto che i finanziamenti tramite Puc sono rivolti a soggetti privi di abitazione di proprietà e con redditi bassi: «È successo che tale contributo, erogato dall’Ente pubblico per la riqualificazione urbana tramite il costruttore, sparisca − spiega l’avvocato Maria Santucci, responsabile Umbria e consigliere di Konsumer Italia – e contemporaneamente la società costruttrice presenti domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo senza che la vendita si sia perfezionata. L'acquirente, già dimorante nell’immobile, si trova in una situazione spiacevole. A fronte di un preliminare non trascritto, purtroppo, rimane poco da fare». La responsabile di Konsumer Umbria descrive un caso che sta seguendo direttamente: «Un costruttore si è avvalso del Puc intascando il finanziamento senza poi destinarlo all’acquirente, mio assistito, immesso nel possesso dell'immobile al momento del compromesso (mai rogitato), dietro versamento di una caparra di 79mila euro. Il tutto risulta ancora più complicato dal fatto che il costruttore ha contratto un mutuo, per cui il consumatore per rogitare dovrebbe accollarsi questo mutuo, oltreché coprire il contributo evaporato». L’acquirente per il rogito avrebbe dovuto versare, secondo contratto, altri 40mila euro, usufruendo del fondo pubblico pari a 35mila euro. «Una volta incassato il fondo, destinato al consumatore privo di abitazione nel Comune promotore e in presenza di precisi requisiti reddituali − dichiara l’avvocato Santucci − il costruttore ha presentato domanda per essere ammesso alla procedura di concordato preventivo non adempiendo alle obbligazioni contrattuali e lasciando il consumatore di fronte a un bivio: rogitare mettendo di tasca sua anche i 35mila euro spariti, oltreché accollarsi il mutuo del costruttore (somma totale da versare circa 110mila euro di fronte ai 40mila previsti contrattualmente), oppure liberare l’immobile dietro equo indennizzo illusorio. Con questi presupposti, non ritengo nemmeno ci siano le condizioni per l’approvazione del concordato, ma piuttosto per il fallimento». E al cittadino vittima della beffa, cosa resta da fare? «Si può provare ad ottenere il rogito dietro un maggior esborso di quanto previsto dal Puc, intascato dal costruttore, oppure accettare una risoluzione contrattuale dietro equo indennizzo, che, essendo un mero credito antecedente al concordato risulta di fatto difficilmente recuperabile e sicuramente non in tempi brevi». Konsumer Italia invita tutti i cittadini a non sottovalutare le trattative pre-contrattuali e ad informarsi preventivamente sull’affidabilità del costruttore piuttosto che dell’agenzia immobiliare. I nostri legali sono a disposizione per consulenze ed eventuali azioni penali e/o risarcitorie in sede civile. - (PRIMAPRESS)