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Armamenti militari: il mercato che non conosce crisi. Ecco la mappa dei maggiori paesi esportatori

  • di RED-ROM
  • in Mondo
Armamenti militari: il mercato che non conosce crisi. Ecco la mappa dei maggiori paesi esportatori
(PRIMAPRESS) - ROMA - C'è un mercato che non parrebbe conoscere alcun tipo di crisi. Mentre tutti i settori, a periodi alterni hanno subito flessioni sopratutto con la pandemia, quello degli armamenti mostra addirittura un crescita progressiva calcolata nell'ultimo decennio. E' questo quanto rileva l'Istituto Affari Internazionali confermando un costante incremento delle spese militari passate da 1790 miliardi di dollari nel 2011 (SIPRI a valori costanti 2019) a 1960 miliardi nel 2020 con un incremento di quasi il 10%, con solo una piccola flessione a metà periodo. Il mercato internazionale della difesa è rimasto, invece, costante nei due quinquenni, ma ha visto al suo interno importanti cambiamenti: un piccolo passo indietro per Russia, Regno Unito e Italia e un grande passo avanti per Corea del Sud, Israele e Francia e, in maniera più contenuta, per la Germania. La produzione di armamenti è salita dai 439 miliardi di dollari del 2011 ai 531 del 2020 con un aumento del 21%. Fra le prime 100 imprese operanti nel settore della difesa troviamo molte novità rispetto al passato: cinque sono cinesi (tutte fra le prime 20 e ben tre fra le prime 10); cinque giapponesi; cinque sud-coreane; tre israeliane; tre indiane; una turca. Ma chi sono i maggiori esportatori? Nel periodo 2016-20 la ripartizione per paesi ha visto gli USA al 37%, Russia 20%, Francia 8,2%, Germania 5,5%, Cina, 5,2%, Regno Unito 3,3%, Spagna 3,2%, Israele 3%, Corea del Sud 2,7%, Italia 2,2%. In testa alla classifica dei paesi che acquistano c'è l'Arabia Saudita con 11%, seguita da India 9,5%, Egitto 5,8%, Australia 5,1%, Cina 4,7%, Corea del Sud 4,3%, Algeria 4,3%, Qatar 3,8%, Emirati Arabi Uniti 3%, Pakistan 2,7%. L’incremento del Medio Oriente è confermato dal confronto fra i due quinquenni: 33% nell’ultimo quinquennio contro il 26% precedente. - (PRIMAPRESS)