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PNRR: dal fenomeno dell'overturism al turismo delle radici per bilanciare l'offerta del nostro Paese

  • di RED-ROM
  • in Società
Museo Florio. I racconti dei pescatori
Museo Florio. I racconti dei pescatori
(PRIMAPRESS) - ROMA - Dal TTG di Rimini al summit del clima di Glasgow passando da una moltitudine di altri appuntamenti, il fenomeno dell’overtourism, cioè il sovraffollamento turistico che l’organizzazione mondiale del settore ha definito come una delle questioni con cui bisognerà fare i conti nei prossimi anni, potrebbe mettere in crisi la qualità dell'accoglienza nelle grandi città d’arte e verso le mete “classiche”. Un concetto ribadito dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia ma anche sottolineato con sfumature diverse, dal Sottosegretario agli Esteri, Benedetto della Vedova. Di turismi alternativi, infatti, ha parlato Della Vedova con particolare riferimento al potenziamento di turismi rivolti ai borghi e all’entroterra del nostro Paese: “Il turismo delle radici può essere sempre più un segmento importante per il comparto in generale, ma come tutti gli investimenti vanno fatti sulla base di conoscenza e dati, non solo di un’intuizione”, ha affermato in un intervento Della Vedova. E’ un settore incluso anche nel Pnrr, “che prevede uno specifico stanziamento gestito dal ministero degli Esteri per promuovere il turismo delle radici presso le nostre collettività”, spiega Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’estero della Farnesina. Dichiarazioni che si sono mosse sulla base di metadati ed analisi realizzate con il contributo del ministero degli Esteri e curato dalle docenti di marketing del Turismo, Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera dell’Università della Calabria. “Il viaggio delle radici non è ancora riconoscibile come fenomeno a sé stante - affermano le autrici dell’analisi - e sarebbe importante definire un lessico univoco, definito, chiaro, con cui parlare dei viaggi delle radici, che deve tradursi in politiche di branding e di prodotto riconoscibili”. Lo stile della comunicazione - auspica il rapporto - dovrebbe essere improntato al racconto di esperienze autentiche, anche affidate a testimonial, e l’attività di sensibilizzazione va effettuata anche sulla domanda, non solo sull’offerta. Da non trascurare poi la fase del post-viaggio per promuovere la produzione di contenuti da parte di chi ha già fatto questo tipo di esperienze, anche perché - rileva la ricerca - il grado di soddisfazione di chi compie un viaggio delle radici è enorme. Le proposte che emergono dal volume sono molteplici: inserire la ricerca genealogica come parte integrante dell’esperienza di viaggio, con una maggiore e più strutturata attività di collaborazione con gli archivi di stato e altri soggetti preposti al reperimento di documenti e certificati, e coinvolgere tour operator, agenzie e operatori turistici specializzati, professionisti della genealogia. In alcuni pochi casi i racconti delle radici si sono raccolti ed espressi in musei digitali dove le voci degli interventi sono il frutto di testimonianze di comunità artigiane e agricole che proprio attraverso il racconto segnano l’esperienza di quel sito mettendo in collegamento la memoria di storie di generazioni per conoscere l’animo profondo di un territorio. - (PRIMAPRESS)