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Si chiude oggi a Napoli la due giorni di Green Symposium su economia circolare. Lo studio del Politecnico di Milano

Si chiude oggi a Napoli la due giorni di Green Symposium su economia circolare. Lo studio del Politecnico di Milano
(PRIMAPRESS) - NAPOLI - Si chiude oggi 23 ottobre la due giorni di Green Symposium dedicata all’economia circolare svoltasi a Napoli in modalità digitale in osservanza dell’ultimo Dpcm del 18 ottobre scorso in materia di sicurezza sanitaria. L’incontro “a distanza” promosso da Ricicla Tv ha presentato uno studio appena terminato dal Politecnico di Milano che fotografa una situazione in affanno da parte del nostro paese circa lo smaltimento dei rifiuti. Nel 2018 il trattamento di 17,5 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati ha generato ben 3,2 milioni di tonnellate di scarti, circa un quinto del totale raccolto. Non tutte le filiere però generano uguale quantità di scarti non riciclabili: per il vetro è il 14,8% del totale, per l'umido il 18,2%, per la carta il 22,6% mentre per alluminio e acciaio la percentuale supera di poco il 30%. Ma il dato più allarmante è quello sulla raccolta differenziata della plastica, che dallo studio è risultata generare, tra scarti di selezione e riciclo, oltre 778mila tonnellate di frazioni non riciclabili, pari al 66,3% del totale raccolto. Vale a dire che, secondo lo studio, di tutta la plastica raccolta in maniera differenziata, è stato effettivamente riciclato solo il 34%, un terzo appena. “Parlare di economia circolare ha senso se contestualizzata in un sistema industriale per la gestione dei rifiuti. Inutile continuare a negarlo – ha detto Giovanni Paone, del board scientifico del Symposium. - L’Italia ha bisogno di impianti, in particolare il sud. Pensare di risolvere tutto solo con la raccolta differenziata è pura fantasia.  Inoltre - ha aggiunto - Abbiamo la necessità di un sistema di filiera a carattere internazionale per negoziare le modalità di collocamento dei prodotti ottenuti dal recupero.  Se viene meno uno di questi elementi, viene meno il concetto stesso di economia circolare. Chi ci governa dovrebbe cominciare seriamente a prendere atto della reale situazione del settore. Nel dibattito di Green Symposium è entrata anche la voce di Assorimap, l’associazione dei riciclatori delle materie plastiche sottolineando come nel recepimento delle nuove direttive UE e del New Green Deal, voluto con forza dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sia prioritario il raggiungimento dei nuovi obiettivi per il riciclo della plastica aumentando al contempo la qualità del rifiuto raccolto. “L’intero sistema Paese - ha detto Paolo Glerean del board di Assorimap è chiamato a far convergere gli interessi economici e di sostenibilità ambientale seguendo nel recepimento nazionale tre priorità: garantire maggior efficienza del sistema del riciclo delle materie plastiche, obiettivi di riciclo più elevati e snellimento della burocrazia relativamente all’installazione di nuove capacità impiantistiche. L’efficienza passa attraverso il miglioramento della qualità del rifiuto e si ottiene migliorando la progettazione per il riciclo di beni e imballaggi, soprattutto attraverso lo strumento del contributo ambientale differenziato in base alla riciclabilità del singolo manufatto. Questo - ha proseguito Glerean - consentirà delle rese più alte del processo di raccolta - selezione - riciclo, che darà come risultato una riduzione del costo per tonnellata riciclata. Inoltre, con la nuova normativa, il confronto tra i sistemi di responsabilità estesa del produttore viene facilitato, permettendo di premiare i più performanti. Nella UE Plastics Strategy - ha concluso Glerean - si prevede che in Europa al 2030 si dovranno aumentare di quattro volte le quantità riciclate di plastica rispetto al 2015. Gli sfidanti nuovi obiettivi di riciclo previsti dalla normativa necessitano più che mai di nuove capacità produttive. I mercati e gli operatori Europei stanno già investendo in tal senso per competere nell’aggiudicazione delle nuove quote di mercato. A fronte di questi nuovi scenari, gli operatori Italiani si trovano a fare i conti con il peso attuale della burocrazia nelle tempistiche delle pratiche di autorizzazione degli impianti, molto più lunghe di quelle dei competitor esteri che, quindi, potranno occupare prima queste nuove quote di mercato a discapito degli operatori Italiani”. - (PRIMAPRESS)