ROMA – L’economia sommersa muove nel nostro Paese circa 540 miliardi di euro che corrispondono al 35% del PIL. E’ quanto emerge dall’ultimo Rapporto sull’â€Italia in nero†pubblicato dall’Eurispes insieme all’Istituto di Studi politici S.PioV e presentato questa mattina a Roma. Come ha sottolineato il Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara “esiste in forma diffusa in Italia un’altra ricchezza che è generata da una economia non ufficiale, quella sommersa, legata purtroppo anche ai proventi delle attività criminali.†Ma il fenomeno ha comunque aspetti di rilevanza sociale non trascurabili. “I dati del Rapporto†sottolinea il Prof.Antonio Iodice, Presidente dell’Istituto San Pio V “offrono il ritratto di una economia costretta a fare grande affidamento sul sommerso per affrontare la crisi nel quale l’evasione appare in molti casi quasi una opzione di sopravvivenzaâ€. Se la tensione sociale in Italia non è ancora esplosa in modo dirompente, secondo l’Eurispes, dipende dal fatto che le famiglie italiane riescono a compensare la perdita di potere d’acquisto con un secondo lavoro spesso esercitato in nero. E i numeri in questo senso sono impressionanti: il 35% dei lavoratori dipendenti e un terzo degli oltre 16 milioni di pensionati esercita altre attività “sommerse†e quindi non tassate. Per questo la fotografia che si ricava dalle dichiarazioni dei redditi non è reale: c’è una evidente disparità tra ricchezza dichiarata e ricchezza effettiva delle famiglie che trova conferma nel fatto che meno dell’1% delle persone fisiche supera la soglia dei 100 mila euro mentre parallelamente il mercato italiano dei beni di lusso ha il primato europeo con un giro di affari di 16,6 miliardi di euro. Nella diffusione del fenomeno l’Italia è divisa in due: l’Eurispes ha predisposto un indice per calcolare le differenze tra i redditi dichiarati e lo stato di benessere reale. Si scopre così che il tenore di vita dei catanesi non corrisponde alle entrate effettivamente tassate, con uno spread di 60 punti e quasi tutte le città del sud registrano differenziali superiori ai 50 punti. La più virtuosa è Milano dove lo spread è pari a zero e comunque nella maggior parte delle città del nord si riscontrano differenze minime.