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Una survey di Startup Turismo fotografa il settore bloccato nei nuovi investimenti. Maglia nera al Sud (-15%)

  • di Paolo Silvestrelli
  • in Economia
Una survey di Startup Turismo fotografa il settore bloccato nei nuovi investimenti. Maglia nera al Sud (-15%)
(PRIMAPRESS) - MILANO - Una Survey del Centro Studi di Startup Turismo, ha misurato il polso alle tendenze generate dal settore turismo all'indomani della ripresa post-pandemia.La ricerca dell’Associazione si basa sull'elaborazione di dati raccolti presso i suoi associati ed elaborati in collaborazione con l’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano. La Survey offre una fotografia significativa e attendibile del settore dal momento che l’associazione rappresenta l’80% delle startup turismo attive in Italia. Un dato particolarmente significativo, ma facilmente comprensibile per lo scenario in cui è maturato, è quello della generale diminuzione di nuove startup nell’ambito travel: nel 2020-2021 si è verificato un calo del 50% nella costituzione di nuove realtà rispetto al 2018-2019. “Si sta verificando ciò che temevamo - commenta Karin Venneri, Presidente di Startup Turismo - ovvero che il deal flow si è fortemente ridotto. Mentre il numero di startup innovative cresce in altri settori, come ICT o farmaceutico/sanitario - grazie anche a importanti investimenti - la crisi del turismo scatenata dalla pandemia ha scoraggiato gli investitori. Il loro atteggiamento è stato conservativo, portandoli a investire in startup esistenti e già in parte consolidate, invece che in nuovi progetti. Sono mancati gli investimenti di taglio medio-piccolo, proprio quelli che nutrono il sistema e contribuiscono a fare nascere nuove realtà - prosegue Venneri - e se questa tendenza non subirà un’inversione tra qualche anno non ci saranno più nuove realtà sulle quali investire e potrebbe esaurirsi quella spinta all’innovazione che le startup apportano all’intero settore del turismo”. Un altro dato importante è la forte polarizzazione nella distribuzione geografica delle startup, prima del Covid distribuite sull’intero territorio nazionale e oggi concentrate in tre regioni, Lombardia (scelta da oltre 1/4 delle startup travel italiane) Lazio e Toscana, che insieme ospitano più del 50% di quelle esistenti. Il Sud Italia è l’area che ha perso di più, con un calo del 15%. “Paradossalmente hanno rallentato le regioni che maggiormente si sostengono col turismo e si è ricreato quel divario che si era colmato negli ultimi anni grazie anche a finanziamenti di natura pubblica - rileva Karin Venneri. Come Associazione stiamo lavorando proprio per riprendere questo percorso interrotto, individuandone le cause e trovando nuovi modelli che rispondano alle esigenze post pandemia”. Sicuramente il turismo risente anche della mancanza di un acceleratore specializzato, a differenza di quanto accade in altri settori, come food ed energia. “Anche su questo fronte stiamo lavorando per sostenere i nostri associati - commenta Karin Venneri – com’è del resto nella mission dell’Associazione”. Secondo la Survey, infatti, oltre il 50% degli investimenti è autofinanziato dai founder, mentre poco meno del 20% si deve ai Business Angels, seguiti da enti territoriali, fondi di investimento e incubatori/acceleratori (solo per 13,4% delle startup travel). A 18 mesi dall’inizio della pandemia, la situazione rispecchia quella del settore turistico generale: circa 1/3 delle startup ritiene di aver subito una perdita di oltre il 50% del fatturato da settembre 2020 a settembre 2021 ma, data lanche a maggiore mortalità e una minore natalità, il fatturato medio è in crescita del 38% vale a dire da 235K a 360K di Euro. Sono anche raddoppiate le startup che hanno saputo trasformare il Covid in un’opportunità di business e quelle che ne hanno neutralizzato l’impatto negativo. “È evidente che il modello organizzativo delle startup, agile e snello, consente di affrontare meglio i cambiamenti.Commenta Andrea Zuanetti, Responsabile Centro Studi Associazione Startup Turismo - Dalla Survey di quest’anno emerge, infatti, che 2/3 delle startup hanno sviluppato un nuovo prodotto o servizio durante l’emergenza, un esempio su tutti, le startup attive nei servizi di hospitality che hanno introdotto routine di sanificazione delle camere per le strutture ricettive. Un terzo delle startup ha operato un pivot, modificando il proprio modello originale per meglio adattarsi al mercato”. - (PRIMAPRESS)