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Successo dell'artigianato napoletano al Pitti Uomo 92

(PRIMAPRESS) - I miti non toccano e tantomeno si eguagliano, eppure nella presentazione fiorentina della sartoria Dalcuore in concomitanza del 92mo Pitti Uomo, la proposta e il pubblico avevano qualcosa dello spirito originario della manifestazione. Il rischio del confronto, l’atmosfera di un circolo di addetti ai lavori e su tutto la volontà non tanto di stupire, quanto di dire e dare qualcosa che avesse sia il senso della contemporaneità che della continuità. Il luogo storico, ricco di affreschi e luci da scenografia, avrebbe potuto essere scelto e allestito da Giorgini in persona. La collezione aveva i colori dell’estate, la grana tessile del dinamismo, le fogge adatte a questi tempi di performance da un lato e rilassatezza dall’altro. Tra gli intervenuti si notavano personaggi del calibro di Hugo Jacomet e Sonya; influencer di diverse età e storia da Giorgio Giangiulio a Lino Ielluzzi e Nicola Radano; buyers di Samsung, Filorosso, Beams, Isetan, United Arrows, Barneys, oltre al poliedrico Kaku Itakura; clienti diventati amici, o amici diventati clienti come George Wang di Brio (Pechino), Kelly See di Signet (Manila), Eddie Park di Villa del Corea, Oak Room di Taipei, Bendikt Fries da Berlino, Candy Guam da Guangzhou, titolari e  rappresentanti di altri brand del settore come Norman Villalta Shoes, Dormeuil, Holland & Sherry, Emanuele Donnarumma, Douglas Cordeaux, Massimo Marrucco della MTD Textile e Bo Yang di Marol; testate specializzate come The Rake, Class e Arbiter, oltre al quotidiano locale la Nazione. E’ intervenuto anche il sindaco  Dario Nardella, che ha in animo di realizzare a Firenze una grande scuola di sartoria. L’elenco non è completo e ci scusiamo con chi non abbiamo citato per motivi di spazio, più che di memoria. I visitatori sono stati almeno centinaia e li ringraziamo tutti, perché ciascuno è stato importante e tutti insieme ci hanno donato l’indimenticabile sensazione che il mondo intero ci sia venuto a trovare. E non si trattava di visite di protocollo, né di curiosità o presenzialismo. Gli ospiti sono venuti e si sono trattenuti a lungo per vedere con occhio competente cosa stiamo facendo, non per bere un bicchiere di spumante ad un party tra gli altri. Le feste qui al Pitti sono tante, in gran parte più sontuose della nostra. Noi però, oltre a sette capi pieni di storia e sentimento, avevamo una mozzarella che faceva la differenza. - (PRIMAPRESS)