Rapimento Mazzotti: si riapre il caso dopo 49 anni. Il libro di Emilio Magni che ne racconta la vicenda
- di RED-ROM
- in Editoria
(PRIMAPRESS) - MILANO - Dopo quasi mezzo secolo – esattamente 49 anni - il caso di Cristina Mazzotti, la giovane diciottenne rapita e assassinata nel 1975, torna sotto i riflettori della giustizia italiana per il primo caso di rapimento di una donna in Italia. La Corte di Assise di Como riapre il processo per indagare sulle responsabilità legate al sequestro e all’omicidio della studentessa.
Il cronista e amico di famiglia Emilio Magni racconta in un libro appena pubblicato con “Il rapimento di Cristina Mazzotti. Una buca, 5 centimetri d’aria”, (Mursia, pagg. 178, Euro 14,00), una toccante testimonianza che getta nuova luce su una della pagine più nere della cronaca italiana, quella in cui l’appena diciottenne Cristina Mazzotti, fu rapita il 1° luglio 1975 e uccisa con feroce stupidità dalla ’ndrangheta. Sottoposta a una prigionia crudele, il suo corpo senza vita fu ritrovato in una discarica in un paese della provincia di Novara. L’autore, che ha vissuto in prima persona la terribile vicenda del rapimento di Cristina sia come amico della famiglia Mazzotti sia come cronista, ne rivela, grazie anche a numerose testimonianze inedite, tutti i particolari: emerge così l’immagine intima, e fino a oggi sconosciuta, di Cristina, si ricostruisce in che modo solo in anni recenti siano stati individuati gli autori materiali del rapimento, quelli che poi passarono l’ostaggio alla banda, e che devono ancora essere processati, e, altro giallo, si indaga su che fine abbia fatto il miliardo di lire del riscatto, di cui solo una parte è stata recuperata. “Il rapimento di Cristina Mazzotti” sarà presentato con il patrocinio del Comune di Eupilio, in collaborazione con la Fondazione Mazzotti e l’Associazione Ilaria Alpi il 18 ottobre alle ore 21,00 presso la Sala Consiliare del Comune di Eupilio (Via Strambio 9). Intervengono a parlarne con l’autore: Eleonora Montani, membro del comitato antimafia del Comune di Milano e docente dell’Università Bocconi, Corrado Canfora, ex magistrato, PM del processo per l’omicidio di Cristina Mazzotti, Cristina Mazzotti fu rapita la sera del primo luglio 1975 a Eupilio, in provincia di Como, mentre rientrava a casa dopo una serata con amici, per festeggiare il diploma di maturità. La giovane fu prelevata con la forza dalla sua auto e portata via sotto la minaccia delle armi. I rapitori, appartenenti alla 'ndrangheta calabrese, avevano pianificato il sequestro nei minimi dettagli, scegliendo la figlia di una coppia benestante. Subito dopo il rapimento, i sequestratori contattarono la famiglia Mazzotti chiedendo un riscatto di 5 miliardi di lire, una somma astronomica per l’epoca. La famiglia, disperata, cercò di raccogliere il denaro. Ma le trattative furono complicate: nonostante i tentativi di mediazione, i rapitori aumentarono la pressione, minacciando di uccidere Cristina se il riscatto non fosse stato pagato rapidamente. - (PRIMAPRESS)
Il cronista e amico di famiglia Emilio Magni racconta in un libro appena pubblicato con “Il rapimento di Cristina Mazzotti. Una buca, 5 centimetri d’aria”, (Mursia, pagg. 178, Euro 14,00), una toccante testimonianza che getta nuova luce su una della pagine più nere della cronaca italiana, quella in cui l’appena diciottenne Cristina Mazzotti, fu rapita il 1° luglio 1975 e uccisa con feroce stupidità dalla ’ndrangheta. Sottoposta a una prigionia crudele, il suo corpo senza vita fu ritrovato in una discarica in un paese della provincia di Novara. L’autore, che ha vissuto in prima persona la terribile vicenda del rapimento di Cristina sia come amico della famiglia Mazzotti sia come cronista, ne rivela, grazie anche a numerose testimonianze inedite, tutti i particolari: emerge così l’immagine intima, e fino a oggi sconosciuta, di Cristina, si ricostruisce in che modo solo in anni recenti siano stati individuati gli autori materiali del rapimento, quelli che poi passarono l’ostaggio alla banda, e che devono ancora essere processati, e, altro giallo, si indaga su che fine abbia fatto il miliardo di lire del riscatto, di cui solo una parte è stata recuperata. “Il rapimento di Cristina Mazzotti” sarà presentato con il patrocinio del Comune di Eupilio, in collaborazione con la Fondazione Mazzotti e l’Associazione Ilaria Alpi il 18 ottobre alle ore 21,00 presso la Sala Consiliare del Comune di Eupilio (Via Strambio 9). Intervengono a parlarne con l’autore: Eleonora Montani, membro del comitato antimafia del Comune di Milano e docente dell’Università Bocconi, Corrado Canfora, ex magistrato, PM del processo per l’omicidio di Cristina Mazzotti, Cristina Mazzotti fu rapita la sera del primo luglio 1975 a Eupilio, in provincia di Como, mentre rientrava a casa dopo una serata con amici, per festeggiare il diploma di maturità. La giovane fu prelevata con la forza dalla sua auto e portata via sotto la minaccia delle armi. I rapitori, appartenenti alla 'ndrangheta calabrese, avevano pianificato il sequestro nei minimi dettagli, scegliendo la figlia di una coppia benestante. Subito dopo il rapimento, i sequestratori contattarono la famiglia Mazzotti chiedendo un riscatto di 5 miliardi di lire, una somma astronomica per l’epoca. La famiglia, disperata, cercò di raccogliere il denaro. Ma le trattative furono complicate: nonostante i tentativi di mediazione, i rapitori aumentarono la pressione, minacciando di uccidere Cristina se il riscatto non fosse stato pagato rapidamente. - (PRIMAPRESS)