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Tv: le mille sfumature della nuova serie Mediaset “Viola come il mare”

(PRIMAPRESS) - ROMA  - Da venerdì 30 settembre in prima serata su Canale 5, la nuova serie TV “Viola come Il mare”, vedrà protagonisti Francesca Chillemi e Can Yaman alla prese con una storia piena di “colori”. La serie diretta da Francesco Vicario, è il riadattamento del romanzo “Conosci l’estate ?” di Simona Tanzini. Il perfetto mix di crime e romance, di comedy e drama, una nuova formula seriale che in Italia non è ancora popolare e che ricorda le american series. Viola, interpretata da Francesca Chillemi, è una giovane giornalista di cronaca nera che si troverà a collaborare con Francesco Demir, l’affascinante ispettore i cui panni sono vestiti dall’altrettanto affascinante Can Yaman. E se di fascino parliamo, uno dei tratti comuni dei due protagonisti è sicuramente la bellezza. L’attrice siciliana ci tiene però a sottolineare come la bellezza, che di tutta natura l’appartiene, non sia in Viola un tratto distintivo ma solo un tassello di un puzzle molto più complesso. “Francesca Chillemi è bella, ma quante attrici belle riescono ad essere anche così buffe? È capace di emozionare, far ridere e piangere”, questa le parole di Francesco Vicariò sulla sua protagonista. Dall’altro canto, Can Yaman, che a primo impatto può sembrare “un bello che non balla”, per la prima volta su schermo italiano in un prodotto 100% Made in Italy, dimostrerà di essere molto più di questo: in pochi mesi è riuscito infatti a imparare a parlare italiano fluentemente. “Alla bellezza io non ci penso, ho studiato giurisprudenza tanti anni, volevo fare l’avvocato…uscito di casa erano gli altri a ricordarmi della mia bellezza, io non ci ho mai fatto caso” dice Can Yaman. E in sua difesa Vicario racconta di quando ogni giorno l’attore turco arrivasse sul set con più di 10 pagine di battute memorizzate perfettamente, e la sua incredibile dedizione al lavoro. “In Turchia è molto diversa la produzione di una serie, si lavora per più di 10 ore consecutive…sono arrivato a fare un turno di 36 ore. In Italia quando abbiamo sforato di dieci minuti la produzione aveva timore di chiedermi di rimanere, io ho risposto di essere turco e che non c’era bisogno di farsi problemi. Forse è grazie a questi ritmi che per me è stato facile recitare in un’altra lingua” spiega Yaman, che afferma di essersi lasciato alle spalle “questa difficile situazione”. La chimica tra Viola e Francesco in grande parte deriva da quella tra Francesca e Can, entrambi estremamente ironici “potrebbero andare avanti per ore” afferma Vicario. Ma qual è il rapporto con il libro? Sicuramente ci sono delle differenze visibili: in primis Viola è romana, un personaggio sicuramente più solitario e dark di quello creato dalla Chillemi. La scelta di rendere manifesta la sua bellezza e di giocare anche con lo stereotipo intorno al bell’aspetto è interessante, non è una cosa che si vede spesso. “Un libro non ha una forma seriale, non è costruito per essere seriale. Molto importante è che noi non facciamo romanzi o film,  creiamo macchine che devono fare tantissimi chilometri e che devono essere duraturi. Il libro è stato fonte d’ispirazione e ci è venuto in aiuto in molti momenti, ma è stato necessario sottoporlo ad alcuni cambianti: primo, fondamentale, che non è stata una scelta tecnica, raccontare la femminilità di una donna che ha studiato, una professionista, che ha studiato e che è anche bella e non si vergogna della sua bellezza; non per forza una donna in carriera rinuncia alla sua femminilità” sottolinea Silvia Leuzzi, co-scrittrice della serie. La scelta di raccontare la mediterraneità, che è quello che ci differenzia dal mondo è una scelta consapevole e che pare funzionare. Come funziona il super potere di Viola, la sinestesia, visivamente prodotta da un soffio di colore, che ben rappresenta la forte empatia di questo personaggio. Colori che rappresentano emozioni, sensazioni, intuizioni, suggerimenti che aiutano la donna nel suo lavoro e più in profondità nella sua vita. In attesa della prima puntata di “Viola Come Il Mare” non ci resta che chiederci “E io, di che colore sono?” - (PRIMAPRESS)