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Festival del Cinema Roma: "Educazione Fisica", un one-place film dai risvolti inaspettati

(PRIMAPRESS) - ROMA - Presentato al Festival del cinema di Roma, Educazione Fisica è il nuovo film diretto da Stefano Cipani e tratto dal testo teatrale La Palestra di Giorgio Scianna. I genitori di tre alunni vengono convocati dalla preside di una scuola media di provincia: è successo un fattaccio, di cui i loro figli sono i responsabili. Ma è difficile da credere e da accettare. La palestra si trasforma in un’aula di tribunale improvvisata, dove ha inizio un processo feroce nel tentativo ostinato di smentire e nascondere la verità. Il film, dai toni inaspettatamente drammatici, è un crescendo di paradossale mostruosità: se nella prima parte del film si riesce comunque ad empatizzate con i quattro genitori, appresa la verità sui loro figli in maniera inequivocabile vi è un punto di non ritorno; l’identificazione con i poveri genitori increduli viene annientata completamente. C’è uno shift molto visibile da quel momento in poi, la narrazione scorre veloce e tutto succede in pochi minuti: la sceneggiatura del film è magistralmente fatta bene. Un continuo Ping pong di battute, simulazione di un dialogo processuale in cui le parti tra accusati e accusatori sono in continuo scambio. Silenziosa, ma estremamente presente nel film vi è la denuncia di Cipani ad una cosa molto attuale e di profonda importanza: la presa di responsabilità.

NOTE DI REGIA
 (Stefano Cipani) Educazione Fisica è tratto dal testo teatrale La Palestra di Giorgio Scianna che ho avuto modo di leggere nel 2014.
In quegli anni di sofferenza, dove il cinema sembrava un miraggio nel deserto, pensai fosse un testo estremamente interessante con un set up assolutamente dinamico e cinematografico. Mi ricordava quelle storie ambientate in tribunale che mi appassionavano molto da bambino: film come Parola ai giurati di Sidney Lumet, o JFK di Oliver Stone.
Inoltre, l’idea di girare un film interamente in una location e avere l’occasione di lavorare con un gruppo di attori in maniera organica, cronologica e totalizzante nella propria verbosità, mi affascinava molto.
Ho avuto la possibilità di ricreare interamente, secondo i criteri della mia immaginazione, la palestra in uno studio a Cinecittà con l’obiettivo di realizzare un film intelligente, scioccante, emotivo, vicino al pubblico e al contempo personale, personalizzato. Volevo fare un classico, senza fronzoli dove tutto è rivolto alla discussione. Il montaggio è per scelta democratico e non lascia scampo a nessun personaggio, i quali sono sempre tutti presenti attraverso i piani d’ascolto che giocano un ruolo chiave nella lettura del film. Ho optato per un découpage classico le cui geometrie vengono dettate dall’emotività della scena.
Nel rispetto della scrittura dei D’Innocenzo e all’autenticità tematica di Scianna, ho realizzato un mio personale esperimento di cinema classico. Il tutto per discutere del tema centrale dell’opera, urgente e attuale, che viene espresso al meglio nel senso di responsabilità che pervade e al contempo si sottrae ai personaggi del film.
Mi sono stati d’ispirazione i cartoni animati anni 70’ di Ralph Bakshi, il cinema di Buñuel e il punk. - (PRIMAPRESS)