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Clima: l'energia condivisa e le responsabilità transnazionali tra paesi esportatori e consumatori

  • di RED-ROM
  • in Ambiente
Clima: l'energia condivisa e le responsabilità transnazionali tra paesi esportatori e consumatori
(PRIMAPRESS) - ROMA - L’energia condivisa di idrocarburi e gas passa attraverso le responsabilità transnazionali in una visione di cooperazione e di obiettivi segnati dalla roadmap ambientale del G20. E’ questo in sintesi il richiamo posto da Environmental Defense Fund (EDF), in collaborazione con la onlus Amici della Terra, nell’incontro che si è tenuto oggi 1° ottobre presso la Biblioteca della Camera dei Deputati. Il tema del confronto: “Per una responsabilità etico-climatica transnazionale - Le vie dell’Oil&Gas”, ha chiamato in causa scienziati, ricercatori, climatologi, economisti e politici per una riflessione attenta sulle responsabilità dei paesi consumatori di combustibili fossili rispetto alle emissioni di CO2 ed inquinanti dei paesi fornitori. Un tema che è stato centrale anche negli interventi dei giovani di Youth4Climate animati da una incalzante Greta Thunberg. “La governance di Paesi importatori, deve essere consapevole di avere una responsabilità sulle emissioni degli esportatori. E a loro si può applicare il principio delle responsabilità? Si può ripartire, con un principio formalizzante, la responsabilità condivisa sulle emissioni nocive?”. Questi i quesiti che ha posto la rappresentante per l’Italia di EDF, Ilaria C.Restifo in avvio dei lavori. I relatori del dibattito odierno hanno concordato sulla necessità di un generale vincolo in capo agli Stati che devono assicurare, sotto la propria giurisdizione, il rispetto dell’ambiente di altri Stati, laddove il principio di sovranità causa danni transfrontalieri nel territorio di un altro Stato. A tal fine è necessaria una responsabilità condivisa, che rifletta sottostanti obblighi di cooperazione riguardo alla gestione e protezione di risorse comuni come il clima. In questo senso, anche i paesi consumatori hanno una responsabilità su come vengono prodotti i beni che acquistano. Resta però aperto il tema di come tradurre questo esito in politiche condivise a livello internazionale, soprattutto in un momento in cui l’Europa si assume un ruolo guida nel contrasto al cambiamento climatico. È emersa come centrale la questione della riduzione delle emissioni di metano per rallentare il riscaldamento globale. Il recente rapporto dell’IPCC ha ribadito la responsabilità delle attività umane nel cambiamento climatico ed ha chiarito definitivamente il ruolo delle emissioni di metano. L’incontro tra i Ministri di energia e clima del G20, tenutosi a luglio, ha dimostrato che l’intervento in questo settore è ciò che può, meglio di altri, rallentare il riscaldamento globale. Ne è nata una iniziativa dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, accolta con favore dall’Italia, per ridurre le emissioni globali di metano del 30% entro il 2030 e arrivare ad un accordo nell’incontro della COP26 di novembre prossimo. Gli impegni che deriveranno dagli auspicabili futuri accordi faranno emergere le diverse possibilità tecniche e di investimento dei Paesi importatori rispetto ai Paesi esportatori. Da qui emerge anche l’aspetto di responsabilità sociale delle imprese industriali che sono presenti e realizzano le infrastrutture nei Paesi esportatori. - (PRIMAPRESS)