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10ª Giornata contro lo spreco alimentare: in pattumiera finiscono 75 grammi di cibo al giorno

10ª Giornata contro lo spreco alimentare: in pattumiera finiscono 75 grammi di cibo al giorno
(PRIMAPRESS) - ROMA - La Giornata nazionale contro lo spreco alimentare 2023 segna una flessione nelle case italiane di cibo finito in pattumiera. Nel primo mese di gennaio 2023, abbiamo gettato 75 grammi di cibo al giorno, quindi 524,1 g settimanali ovvero -12% rispetto all’indagine dell'anno precedente. In testa alla classifica dei prodotti andati a male è la frutta. Ne sprechiamo 3,4 grammi  al giorno e 2,3 di pane: in un anno poco piu’ e poco meno di 1 kg pro capite. Nella graduatoria degli sprechi anche insalata, verdure, aglio e cipolle. Vale 6,48 miliardi € lo spreco del cibo nelle case e oltre 9 miliardi € lo spreco di filiera, dai campi alle case..
Misurati nelle abitudini di acquisto, focalizzati sulla prevenzione degli sprechi anche come risposta allo scatto inflattivo, attenti alla qualità di quello che si porta in tavola e a non sacrificare la cura della propria salute. Disponibili a tagliare i consumi per ridurre le bollette dell’energia elettrica e del gas, o per le spese di abbigliamento. Questa la “fotografia” degli italiani sulla base del report “Il caso Italia” 2023 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, diffuso in occasione della 10^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos. Un’indagine che, dopo due anni di covid, non manca di far sentire il peso e l’onda lunga della pandemia sulle abitudini quotidiane: marcata la riduzione del consumo extra-domestico e dell’effetto “nidificazione”: per 1 italiano su 3 (33%) diminuiscono drasticamente le colazioni, pranzi e per 4 italiani su 10 anche l’abitudine dalla cena al ristorante (42%). Diventano centrali i temi relativi alla sostenibilità alimentare (36%): il 35% del panel ha aumentato il consumo di legumi e derivati vegetali a scapito della carne e delle proteine animali, mentre il 29% ha aumentato l’acquisto di prodotti a km0. E nonostante l’aumento dei prezzi al consumo, la spesa alimentare è infatti quella che diminuisce meno (18%), dietro solo alle spese mediche (11%) e di cura alla persona (17%). “Risparmio”, dunque, non è più la parola chiave nei comportamenti degli italiani, solo il 7% dichiara di metterla al primo posto nei comportamenti di acquisto: prevale piuttosto la “pragmaticità”, per 6 italiani su 10, la qualità per il restante 32%. - (PRIMAPRESS)