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Il dialogo tra sordi dei partiti di maggioranza e lo stallo annunciato di una legge elettorale

(PRIMAPRESS) - ROMA - Che l’Italia sia in una situazione di stallo dopo le votazioni del nuovo Parlamento, appare fin troppo chiaro. I personalismi che si sono accentuati nei due partiti che di fatto hanno vinto le elezioni, rischiano di rimandare gli italiani al voto così come era accaduto anche in Spagna. L’incontro di ieri a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non è che abbia portato molto di più a quanto si sapeva e ovvero che c’è assoluta chiusura ad un accordo con il Pd. Dal canto loro anche il M5S con il leader Luigi Di Maio, hanno fatto sapere dall’incontro in sala Stampa Estera a Roma che non si forza nessuno e che non ci saranno governi con stampelle ma solo governi di responsabilità. 
Il Pd sull’esortazione di responsabilità sembra non avere orecchie e lascia cadere persino la raccomandazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, figuriamoci quella di Di Maio. Martina dia neo-segretario continua a sostenere che il Pd è per volontà dei cittadini all’opposizione e non importa se non si riuscirà a fare un governo perché si potrà tornare a votare. Di Maio gli replica che non c’è nessun problema: “gli italiani capiranno che non ha il senso di responsabilità”. D’altro canto le posizioni del Pd rimandano alla fine dello scorso anno quando si era accesso lo scontro sul Rosatellum e sulla sua imperfezione nel creare un meccanismo affidabile dal punto di vista della governabilità. Ma il Pd è andato avanti con qualche aggiusto arrivato anche da altre forze politiche ed ecco che il sistema ora fa acqua. C’è da chiedersi se un ritorno alle urne sia la strada migliore per il Pd. Agli occhi degli elettori lo sfilarsi completamente del Pd davanti alla ragion di Stato, potrebbe far correre il rischio di perdere ancora qualche punto facendo un definitivo harakiri politico.  - (PRIMAPRESS)