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Il report di MGI a Davos: migrazioni e movimentazione di merci hanno fatto crescere il PIL europeo del 10%

  • di RED-ROM
  • in Economia
(PRIMAPRESS) - DAVOS (SVIZZERA) - Mentre il forum economico della cittadina svizzera, invasa dalla neve, inizia ad inanellare gli interventi dei leader del globo, i dati di istituti di ricerca ed organizzazioni economiche vengono diffusi per sollecitare le governance dei paesi a intraprendere misure scaturite da analisi per riprendere la strada di uno sviluppo complessivo. Il report intitolato Future of Europe di McKinsey Global Institute (MGI), realizzato per l’occasione del World Economic Forum 2018 di Davos punta  a ricostruire, in particolare, la fiducia in Europa. Come? Secondo MGI, confermando anche la richiesta di Papa Francesco agli uomini del meeting svizzero, c’è bisogno di investimenti per una crescita inclusiva che ripristini la fiducia nell’economia: nonostante la ripresa sia già presente, questa rimane disomogenea - e ricatturare lo slancio richiederà una rinnovata fiducia da parte delle imprese. Gli investimenti delle imprese sono ancora al di sotto dei livelli pre-crisi, pari al 12,4% del PIL nel 2016. Quando i leader d’azienda sono stati interrogati su cosa frena gli investimenti, questi hanno menzionato l'incertezza persistente e la debole domanda, che ostacola la crescita e la produttività.
Altro drive necessario è cogliere i benefici della globalizzazione, affrontando al contempo le reazioni negative contro il commercio internazionale e la migrazione delle persone: l'aumento dei flussi finanziari, di merci e di dati ha aumentato il PIL mondiale di almeno il 10%, aggiungendo quasi $ 8.000 miliardi al PIL, con l'Europa che è stata al centro di queste connessioni. Oggi, tuttavia, il continente deve affrontare una reazione negativa popolare contro il commercio internazionale - 1.600 misure protezionistiche dal 2009 ad oggi nei paesi del G20 - e la migrazione - circa 3 milioni di richiedenti asilo tra il 2015 e il 2017 -, due dei principi fondamentali della globalizzazione. Per i decisori politici e gli imprenditori, la complessa sfida futura riguarderà come cogliere i benefici della continua crescita di questi flussi mitigando le conseguenze negative, relative a disuguaglianza di reddito e coesione sociale.Ed infine la necessità di abbracciare l'automazione e l'intelligenza artificiale per conseguire una competitività sul lungo termine, affrontando al contempo le sfide relative al futuro del lavoro. Le tecnologie per l’automazione come l'intelligenza artificiale (IA) porteranno benefici in termini di aumento della produttività, sicurezza e performance aziendali, ma anche notevoli sfide di transizione. Per trarre giovamento dai benefici offerti, l’Europa deve investire di più in AI: nel 2016 gli investimenti europei sono stati pari a un valore tra $1.1 miliardi e $1.7 miliardi, contro valori che oscillavano tra i $1.5 - $2.5 miliardi in Asia e tra i $5 - $8 miliardi in Nord America. - (PRIMAPRESS)