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Università di Udine, il 25% dei brevetti depositati con GLP ha avuto uno sfruttamento economico

(PRIMAPRESS) - UDINE - Uno su quattro. Degli oltre 50 brevetti che l’Università di Udine ha depositato insieme con lo studio GLP, ben 13 hanno avuto uno sfruttamento economico. Il merito? Tutto nella mentalità volta alla ricerca, all’invenzione e alla sua tutela. La collaborazione tra l’Ateneo udinese e lo studio GLP - anch’esso di Udine ma con alle spalle 50 anni di esperienza a livello internazionale nell’ambito della tutela della proprietà intellettuale - ha dato frutti concreti: dal primo brevetto depositato nel 1996 riguardante un metodo per l’identificazione rapida e precisa del batterio che provoca la listeriosi fino all’ultimo - l’uovo vegano - di alcune settimane fa, la capacità di promuovere l’innovazione nell’Università friulana si è evoluta nella convinzione che non sia sufficiente esprimere un’idea innovativa, occorre creare valore aggiunto attraverso la sua tutela.

«Parlare di innovazione non è solamente stimolare le idee e la ricerca, ma fare in modo che queste possano essere elemento di traino per uno sviluppo. Sono elementi che l’Università di Udine ha fatto propri e sostiene», osserva Davide Petraz, managing partner di GLP, studio con sedi a Udine, Milano, Perugia, San Marino e Zurigo, più di 70 dipendenti, oltre 7mila clienti e più di 100mila casi trattati.

Dei 52 brevetti che l’Università di Udine ha depositato avvalendosi dei servizi professionali di GLP solamente cinque sono stati abbandonati prima di giungere a concessione; 13 sono o sono stati oggetto di sfruttamento economico attraverso contratti di licenza (11) o cessione (2); 15 hanno  titoli ancora attivi. Al momento sono nove i brevetti disponibili per le licenze e spaziano da un innovativo impianto di condizionamento alle apparecchiature di controllo termico, da un prodotto in grado di eliminare i cattivi odori dei rifiuti a uno pensato per migliorare il processo di compostaggio, per arrivare all’uovo vegano.

E proprio il caso di quest’ultimo diventa quasi esemplare. Continua Petraz: «Al di là dell’entusiasmo che si è creato attorno all’idea e alla sua concretizzazione, e che è diventato il brevetto numero 100 dell’Università di Udine, è il risultato di una particolare intuizione, in un ambito decisamente in crescita». Quando si parla di cibo, l’Italia spicca a livello mondiale: è il decimo Paese al mondo per invenzioni alimentari (PCT 2014), inoltre il mercato vegan è in rapida affermazione. Solamente guardando al mercato cinese e americano, una ricerca Euromonitor International ha descritto una crescita a doppia cifra entro il 2020.

In quest’ottica, se l’obiettivo è favorire lo sviluppo, l’innovazione è la strada da percorrere. «Da sempre ci affianchiamo alle aziende e agli enti di ricerca nel percorso che porta alla tutela brevettuale», conclude Petraz. «Custodire il proprio patrimonio intellettuale non è solamente definire ed esprimere al meglio l’idea innovativa e supportare e incentivare l’innovazione, gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo, ma soprattutto è creare valore aggiunto. Un valore che troppo spesso è sconosciuto o sottovalutato, e che è difficile da generare senza una consulenza professionale». - (PRIMAPRESS)