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Un crater partenopeo segna l'esordio a Venezia di Bellino e Luzi, un lungometraggio di lotta di classe

(PRIMAPRESS) - VENEZIA - La 32^ settimana internazionale della critica (SIC), collaterale della a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia ha visto l’esordio dei due cineasti e documentaristi Luca Bellino e Silvia Luzi con il lungometraggio “Il Cratere”. Ad interpretare il film che scorre tra immagini cosmiche e vissuto d’ordinaria quotidianità mescolato a stereotipi partenopei, sono Sharon Caroccia e Rosario Caroccia. Il lungometraggio è stato co-prodotto da Tfilm - casa indipendente fondata da entrambi gli autori nel 2012 - e di Rai-Cinema insieme al contributo economico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo/Direzione Generale Cinema.

Sottratti al quotidiano retroterra partenopeo in un luogo del tutto estraneo agli stereotipi della napoletanità nasce l’urgenza di un padre verso il bisogno di un riscatto sociale e conseguentemente l’ossessione nei confronti della figlia, costretta e sospinta verso la ricerca di un posto nel panorama neomelodico. Uniti insieme al contempo da un amore estremo padre e figlia scatenano una guerra fatta di costrizione e conservazione, nobile negli interessi seppur disillusa negli effetti, disposti a giocare il tutto per tutto nel disperato tentativo di reinventare la propria esistenza. Su queste basi la storia enfatizza mirabilmente il crucio, il senso di pregiudizio, l’onta, l’inganno, quel “tutti contro tutti” che è regola prima di questo folle, spietato gioco di sopravvivenza ed è anche il “noi contro gli altri” al solo fine di proteggere se stessi. 

Un opera sospesa e astratta che mette in scena fantasmi, assenze da cui emergono impetuosi tutto il talento dei due magnifici protagonisti. Se già nei precedenti titoli della coppia Bellino-Luzi, dalla forte connotazione sociale e politica, si è saputo indagare sui modi di resistenza al potere in tutte le sue forme ecco che in “Il Cratere” affiora prepotentemente il fenomeno della lotta di classe perpetua e primitiva. Esso al tempo stesso, così come i suoi predecessori, non manca di una forte impronta autoriale, con uno stile che unisce cinema d’osservazione a forti tematiche d’attualità. - (PRIMAPRESS)