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Lo stop della libera circolazione con la Brexit e la visione di Macron sui Cantieri St.Nazaire: due facce dell'inutile Europa

(PRIMAPRESS) - LONDRA - Come aveva sostenuto la scrittrice italo-inglese Simonetta Agnello Hornby, in una recente intervista, gli inglesi si ritroveranno a fronteggiare anni bui con la Brexit.  Non sappiamo se sarà veramente così anche se qualche segnale di una sterlina in affanno è già arrivato. Ma il colpo più grande sarà quando, come annunciato dalla premier britannica Theresa May, sarà interrotta la libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea nel Regno Unito nel marzo 2019. L’annuncio è arrivato dopo una crescente polemica nel governo May che è apparso fortemente diviso su questo fronte. Una proposta avanzata in precedenza dal ministro degli Interni, Amber Rudd, prevedeva invece un periodo transitorio di tre anni dopo la conclusione delle trattative sulla Brexit in cui la libera circolazione sarebbe rimasta sostanzialmente in vigore. Ma dopo le forti critiche di un altro ministro, il titolare al Commercio internazionale Liam Fox, che ha pubblicamente affermato di essere stato tenuto allo scuro sulla proposta della Rudd, è arrivata la dichiarazione chiarificatrice di Downing Street. 
Intanto l Cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, ha detto che la Gran Bretagna non intende diventare un paradiso fiscale dopo la Brexit. In un’intervista al quotidiano francese Le Monde ha cercato di rassicurare Bruxelles nel corso delle trattative per il divorzio dall’Ue.
L’atteggiamento della Gran Bretagna rispetto ai mercati ed alla libera circolazione, però, non è molto distante dalle decisioni del presidente francese Macron di privilegiare l’intervento di capitali coreani rispetto a quelli italiani di Fincantieri già esistenti con una maggioranza all’interno dei Cantieri Saint Nazaire. L’Europa non è abituata a fare squadra, non è capace di guardare alle imprese economiche anche con un occhio rivolto al Vecchio Continente come interlocutore privilegiato per contare di più sugli scenari internazionali. Ed in particolare quando di mezzo ci sono anche costruzioni di armamenti navali. Un Macron votato solo al business camuffando l’operazione cantieri francesi come un’operazione di nazionalizzazione (gli investitori coreani non avrebbero la maggioranza), non può essere considerato europeista ma anche le posizioni italiane in difesa di Fincantieri, appaiono piuttosto fragili e poco incisive se non basate sulla necessità di realizzare in Europa poli d’avanguardia per far contare di più l’Unione sullo scacchiere internazionale. - (PRIMAPRESS)