Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin” e di Google Analytics. Clicca sul bottone "Accetto" o continua la navigazione per accettare. Maggiori informazioni
Skin ADV

L'arte Neo-Pop di Dicò in mostra con le icone plastiche del cinema americano al Vittoriano

(PRIMAPRESS) - ROMA - Un’antologica dedicata all’artista romano Enrico Di Nicolantonio, in arte Dicò, sarà in mostra dall’8 giugno al 9 luglio 2017 alla Sala del Giubileo del Complesso del Vittoriano – Ala Brasini di Roma. Con la mostra “DICÓ | Combustioni”, si porta all’attenzione delirante pubblico, uno degli artisti più dirompenti ed originali dal panorama italiano ed internazionale del Neo-Pop.
Ad essere esposte saranno circa 40 opere, alcune delle quali presentate per la prima volta al pubblico che potrà immergersi in un originale universo espressivo che unisce gli echi di Warhol e Burri con la Street Art.
La tecnica di cui Dicò è diventato assoluto interprete, è di avvolgere i ritratti di personaggi famosi  ed iconici del mondo del cinema hollywoodiano, in una lastra di materiale plastico che viene poi bruciato e piegato, dando all’opera una nuova dimensione del ritratto. Come sottolinea il curatore Lamberto Petrecca, Dicò “utilizza i miti già ampiamente massificati dai media e li trasfigura rendendoli nuovamente unici grazie alla combustione...Dicò non fa quindi del fuoco un uso distruttivo e iconoclasta, ma un uso rivitalizzante”.
Volendo cercare in affinità artistiche, le “Combustioni” di Dicò richiamano Alberto Burri, ma come ricorda ancora il curatore, egli rende plastici e combusti personaggi veri e reali.
Da Burri e Warhol, Dicò trae una sintesi rigeneratrice che gli consente di ridare una vita nuova ai miti contemporanei: da Marilyn alla Gioconda, da Gandhi a Fidel Castro, da Mohammad Alì a Gianni Agnelli.
“In fondo Dicò – ricorda Vittorio Sgarbi nel suo testo critico in catalogo – non fa né il Burri redivivo, né l’erede della Pop Art, anche se entrambe le esperienze lo hanno ampiamente ispirato”, la sua, prosegue il critico , è “una concezione pragmatica dell’arte, per cui quello che conta è l’oggetto che riesci a elaborare, non ciò che agiti intorno ad esso”. - (PRIMAPRESS)