Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin” e di Google Analytics. Clicca sul bottone "Accetto" o continua la navigazione per accettare. Maggiori informazioni
Skin ADV

Strage di Berlino, il tunisino libero di uccidere indigna gli europei sull'intelligence della Ue

  • di da Berlino - ALESSANDRO BROGANI
  • in Breaking News
(PRIMAPRESS) - BERLINO - Ha un volto ed un nome l’attentatore che nella notte di lunedì ha investito con un tir la folla di visitatori nel mercatino di Natale della città tedesca. E’ Anis Amri, tunisino di 24 anni ricercato dalla polizia sul cui capo pende un mandato di arresto per tutti i paesi dell’area Schengen.
Sul camion sequestrato per la strage è stato rinvenuto un permesso di soggiorno a lui intestato. Amri è considerato un soggetto altamente pericoloso, con precedenti penali. È stato 4 anni in carcere in Italia e dopo aver scontato la pena ha ricevuto un provvedimento di espulsione dal nostro paese. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Lo si apprende da fonti investigative secondo le quali l'uomo ha successivamente lasciato l'Italia per la Germania.
Il giovane è arrivato in Italia a febbraio del 2011 assieme alle altre migliaia di tunisini che in quei mesi lasciarono il paese in seguito allo scoppio della primavera araba. Quando venne identificato, Anis Amri dichiarò di essere minorenne e dunque fu trasferito in un centro di accoglienza per minori in Sicilia. Dopo qualche mese di permanenza nel centro, sempre secondo fonti investigative, il tunisino ha compiuto atti di danneggiamento e diversi reati. Diventato nel frattempo maggiorenne, è stato dunque arrestato, processato e condannato a 4 anni. Amri, sempre secondo le fonti, ha scontato la pena a Palermo, nel carcere dell'Ucciardone dove, in diverse occasioni, avrebbe manifestato comportamenti violenti. Dal carcere è uscito nella primavera del 2015, ma non è tornato libero: nei suoi confronti è infatti scattato un provvedimento di espulsione. Anis Amri è stato così portato in un Centro di identificazione ed espulsione in attesa del riconoscimento da parte delle autorità tunisine, obbligatorio per poter procedere al rimpatrio. Il riconoscimento, però, non è mai arrivato e, trascorsi i termini di legge, al tunisino è stato notificato un provvedimento di allontanamento dall'Italia. Secondo le fonti, l'uomo avrebbe effettivamente lasciato il paese per andare in Germania.

A quanto risulta, Anis Amri doveva essere espulso per sospetti legami con ambienti estremisti islamici islamici ma i documenti necessari per la sua espulsione sono arrivati solo oggi dalla Tunisia. Lo ha detto il ministro dell'Interno del Nordreno-Vestfalia Ralf Jaeger in una conferenza stampa, ricostruendo la sua vicenda ma sottolineando che «la partecipazione dell'uomo all'attentato è ancora incerta».
L'uomo ricercato è conosciuto con tre diversi nominativi, secondo quanto scrivono i quotidiani Allgemeine Zeitung e Bild. Entrambi hanno aggiunto che documenti dell'Ufficio richiedenti asilo che appartengono all'uomo sono stati rinvenuti nell'abitacolo del tir. La tv tedesca N24 ritiene che «sia possibile un'azione della polizia» in Nordreno-Vestfalia, nell'ovest della Germania, «per catturare la persona ricercata, il tunisino di 24 anni Anis A.». «Il giovane avrebbe vissuto in un centro accoglienza profughi di Kleve», cittadina di 50mila abitanti del Nordreno-Vestfalia al confine con l'Olanda e distante oltre 600 chilometri da Berlino.
Dopo aver lasciato l’Italia nel luglio 2015 aveva raggiunto la Germania, dove aveva fatto richiesta di asilo (respinta); aveva però ottenuto un permesso temporaneo nell’aprile scorso. Secondo quanto riportato da vari media, tra cui il sito di Ard, nella cabina del tir della strage a Berlino è stato trovato il documento che certifica lo stato di “tollerato” di Anis A. con i suoi dati personali. Si tratta di una sospensione temporanea dell'espulsione che prevede alcune misure restrittive, come una limitazione dei movimenti all'interno del paese e impossibilità di trovare lavoro. Nel dicembre 2015 erano 155.103 stranieri a vivere con lo status di “tollerato”, secondo l'Ufficio federale di statistica. 

Ed è qui che qualcosa non torna sulle politiche anti-terrorismo, sulle regole per l’immigrazione e sul coordinamento presunto dell’Europa nell’attività di intelligence. Raccogliendo a caldo le testimonianze dei sopravvissuti e di quanti ancora stanno depositando fiori nel luogo della strage, si percepisce forte un senso di vera coesione europea e di regole certe nella lotta al terrorismo ma anche alle azioni, ora sempre più frequenti, di lupi solitari. - (PRIMAPRESS)