La rivolta di Goro e Gorino contro l'arrivo dei migranti ferma il prefetto di Ferrara
- di RED-ROM
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(PRIMAPRESS) - FERRARA - La protesta anti-migranti a Gorino e Goro, nel ferrarese, ha dovuto far cambiare i programmi al prefetto Michele Tortora per trovare una nuova sistemazione ai 12 profughi donna di cui una incinta. Ieri notte alcuni cittadini avevano eretto barricate per impedire l’ospitalità in un ostello requisito dal Prefetto per l'accoglienza in emergenza. «L'ipotesi di ospitare dei profughi a Gorino non è più in agenda. Ha prevalso la tranquillità dell'ordine pubblico, non potevamo certo manganellare le persone. Questo fenomeno o si gestisce insieme con buonsenso oppure non si gestisce», ha comunicato Michele Tortora, prefetto di Ferrara.
La questione ha fatto indignare il ministero dell’Interno, Angelino Alfano: “Quel che è accaduto non è lo specchio dell’Italia”. Una reazione legittima ma che tuttavia come sempre più spesso sta accadendo, le decisioni delle ricollocazioni passano sopra le teste dei cittadini stessi senza un confronto con la comunità. Ad un piccolo paesino che sta tentando di trovare un proprio spazio per il turismo, dicono gli autori della protesta, si toglie ogni velleità. Difficile dare loro torto.
Resta però la necessità di ospitalità che secondo alcune organizzazioni solidali, dovrebbe disegnare a monte, con accordi specifici, una guest list riservata ai profughi, da concordare nei numeri e nella sistemazione con sindaci e rappresentanze locali.
- (PRIMAPRESS)
La questione ha fatto indignare il ministero dell’Interno, Angelino Alfano: “Quel che è accaduto non è lo specchio dell’Italia”. Una reazione legittima ma che tuttavia come sempre più spesso sta accadendo, le decisioni delle ricollocazioni passano sopra le teste dei cittadini stessi senza un confronto con la comunità. Ad un piccolo paesino che sta tentando di trovare un proprio spazio per il turismo, dicono gli autori della protesta, si toglie ogni velleità. Difficile dare loro torto.
Resta però la necessità di ospitalità che secondo alcune organizzazioni solidali, dovrebbe disegnare a monte, con accordi specifici, una guest list riservata ai profughi, da concordare nei numeri e nella sistemazione con sindaci e rappresentanze locali.
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