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Ristoranti indiani a rischio chiusura per mancanza di chef con le misure restrittive sull'immigrazione

  • di Maria Chiara Scanu
  • in Qui Londra
(PRIMAPRESS) - LONDRA - La politica di restringimento in materia di immigrazione in Gran Bretagna, colpisce anche il settore del food. Negli ultimi 18 mesi sono stati circa 600 i ristoranti indiani che hanno dovuto abbassare la saracinesca nel Regno Unito e sembrerebbe che altri 4000 siano pronti a fare altrettanto andando a colpire circa un terzo del settore della ristorazione etnica. La questione è che non può entrare nel paese nuovo personale qualificato da inserire nella rete di ristorazione indiana a patto che questi non dimostri, come nel caso di cuochi o chef, di poter esibire un contratto di almeno 29 mila sterline al netto di vitto e alloggio. In altre parole un reddito sufficiente a potersi sostenere nella “expensive” Londra. 
Il fondatore della British Curry Awards, Enam Ali, sta portando avanti una campagna in cui chiede al governo di scongiurare un peggioramento della crisi alleggerendo rendendo meno restrittive le norme.
In un documento di 75 pagine inviato al Primo Ministro, al  Ministro degli Interni, al Secretary of State for Business, Innovation and Skills e al  Ministro del Lavoro Priti Patel, Ali esorta il governo a rivedere le recenti norme introdotte e propone di trovare soluzioni alternative che potrebbero aiutare il settore ad uscire dall’impasse. Di fatto non è solo il tetto fissato per il reddito a creare un imbuto nel ricambio di personale della ristorazione ma è anche l’ulteriore restrizione che non consente di entrare nel paese per andare a lavorare in un ristorante take-away. La ragione è che gli studi di settore inglesi considerano troppo basso il reddito generato da un ristorante con il take-away e quindi con poca possibilità per il personale dipendente di crearsi un lavoro sufficientemente stabile. E del resto sono gli stessi proprietari dei locali indiani di questo tipo ad ammettere che non possono permettersi di pagare i salari fissati dalle autorità britanniche come tetto d’ingresso nel paese.

- (PRIMAPRESS)