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In un manifesto la primavera delle Università italiane per restare competitivi

(PRIMAPRESS) - ROMA - Il prossimo 21 Marzo diventa una data simbolica per l’Università italiana. Per la prima volta chiama a raccolta la rete della formazione e della conoscenza per lanciare un allarme sul rischio di perdita di competitività senza una politica adeguata. In nove punti le 80 università aderenti alla CRUI hanno stigmatizzato i punti di forza ma anche di debolezza che devono far guardare ad una Nuova Primavera delle Università Italiane.  Su tutti emerge il dato che l’Italia è il fanalino di coda in Europa per il numero di laureati più basso con il 17% contro il 42% UK, il 32% di Francia e il 27% della Germania. Sul fronte degli investimenti in euro per abitante, il nostro paese (109) è persino dietro la popolosa Corea del Sud (628) e Singapore (573) ma anche dietro alle europee Francia (303) e Germania (304) nonostante la crisi non abbia risparmiato neanche loro. L’austerity applicata sulle università italiane ha fatto passare i fondi pubblici dai 7.485 mln. del 2009 ai 6.556 (-9.9%) del 2016 a fronte dei fondi pubblici nel triennio 2010-2013: erogati da Francia (+ 3,6%) e Germania (+20%). Altro campanello d’allarme, segnalato dalla CRUI è il circolo vizioso creato dall’invecchiamento della popolazione in Italia da una parte e la scarsa attratività per docenti e ricercatori dall’altra che ha contribuito al calo pericoloso delle iscrizioni. Negli ultimi cinque anni si è avuta una diminuzione di circa 130 mila studenti su una popolazione universitaria di circa 1.700.000 persone e 10 mila in meno tra ricercatori e docenti. Il 21 marzo prossimo un ciclo di interventi servirà ad accendere la discussione sui temi caldi delle università italiane. - (PRIMAPRESS)