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Cinema: la star coreana Choi Min Sik all’Odeon

(PRIMAPRESS) - FIRENZE - “Mi piacerebbe organizzare un festival del cinema italiano in Corea del Sud, dato che la vostra cinematografia non circola molto nel nostro paese ed è un vero peccato”. Sono le parole della star coreana Choi Min-Sik, uno dei più famosi attori asiatici, oggi a Firenze per ricevere il 12° Florence Korea Film Fest Award che gli sarà consegnato domani, al cinema Odeon di Firenze. All'attore il festival dedica in questi giorni un omaggio cinematografico, proiettando 8 dei suoi 25 film.
Del cinema italiano, l’attore ha detto: “Il primo film italiano che ho visto è stato La strada di Federico Fellini. Le musiche di questo film mi hanno accompagnato nel corso della mia carriera. Nel film Sprigtime, nel quale ho interpretato un musicista,  ho suonato davvero le musiche di quel film, dopo aver studiato la tromba per sei mesi".
"Ho amato anche molto Lino Ventura, che ha lavorato molto in Francia. Lo adoro per il suo carisma e per la sua interpretazione molto fisica".
La star coreana ha poi parlato di Lucy, il nuovo film di Luc Besson di prossima uscita, nel quale recita insieme a Scarlett Johansson e Morgan Freeman. "Interpreto la figura di un cattivo - ha spiegato l’attore - e non posso dire molto altro, se non che il mio personaggio si chiama Kang e che è un film di fantascienza in cui il protagonista potrà utilizzare al 100% le funzionalità del suo cervello. Come sapete, infatti, noi tutti utilizziamo solo in minima parte le nostre facoltà mentali".
"All'università - ha spiegato l'attore - ho iniziato con il teatro e ho studiato diversi libri tra cui quelli sul Stanislavskij. Ma considero che il metodo migliore per un attore sia parlare approfonditamente con il regista. Per un attore ciò che è fondamentale è l'onesta nell'interpretazione". "Firenze? E' una città meravigliosa, sono arrivato ieri sera, spero di godermela".
La star coreana Choi Min-Sik riceverà il premio del 12° Florence Korea Film Fest, martedì 25 marzo, alle ore 20.00, al cinema Odeon di Firenze. Dopo la premiazione (alle 20.15) sarà proiettato Old Boy di Park Chan-Wook, il film che lo ha reso famoso in Occidente e che racconta di un uomo – interpretato da Choi Min sik - che viene rapito senza apparente motivo e tenuto per quindici anni segregato. Quando viene liberato, si scatenano in lui la violenza, la sete di vendetta e, soprattutto il bisogno di sapere il perché della sua assurda condanna (“Grand prix” della Giuria al Festival di Cannes 2004).
Choi Min-sik, nato a Seul nel 1962, è uno dei maggiori attori coreani di fama internazionale. Prima di approdare sul grande schermo ha lavorato in teatro e poi in televisione. Il prestigio internazionale lo raggiunge prima con “Shiri”, nei panni di una spia nord coreana dove riceve il premio del “Grand Bell Award” come miglior attore, e poi con “Failan”  (2001) per il quale riceve diversi premi tra cui il “Blue Dragon Film Award”. Il ruolo che gli permette di entrare nell’olimpo dei divi coreani è quando Im Kwon-taek, il regista pietra miliare della cinematografia sud coreana, lo chiama per interpretare il ruolo di un famoso pittore ottocentesco nel film in costume “Ebbro di donne e di pittura” (2002). E in Occidente arriva il successo mondiale con “Old Boy” (2003), il film che lo consacra ai festival internazionali. Nel 2006 protesta contro il governo coreano (per tre anni non uscirà con film al cinema) per la riduzione della quota minima di film coreani da proiettare nelle sale, a tutela della produzione nazionale. Torna al cinema con un film girato in Nepal (nel 2009) dal titolo “Himalaya, where the wind dwells”. Dal 2010 ha recitato in “I Saw the Devil”, il blockbuster coreano (gran successo in Occidente) e poi “New World”, un film d’azione in cui interpreta un poliziotto che a che fare con la mafia coreana.
“Choi Min-sik è uno dei più importanti attori coreani, un volto-feticcio di tutto il cinema coreano contemporaneo – scrive Giovanni Bogani, giornalista e critico cinematografico, curatore del catalogo -. Nei film che abbiamo visto nella retrospettiva è un pittore selvaggio, un serial killer ossessivo, un musicista spento, un prigioniero per quindici anni e poi anche vendicatore disperato e inconsapevole. E ancora, colletto bianco finito nel vento e nella polvere dell’Himalaya, a trascinare le proprie scarpe e la propria valigia. O pugile fallito, devastato di pugni della vita, costretto a vendersi in mezzo alla strada, come un clown o un mendicante”.  “Se c’è un comun denominatore nelle caratteristiche di Choi Min-sik, è quello di saper diventare esseri diversi, a volte diametralmente opposti: vittime e carnefici, dominatori e sconfitti, artisti e assassini. Ma sempre con un tratto di ostinazione, di coriacea resistenza di fronte alla vita”. - (PRIMAPRESS)