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Deivi Duarte, il giovane attore venezuelano destinato ad Hollywood

Deivi Duarte
Deivi Duarte
(PRIMAPRESS) - Deivi Duarte è un giovane talento cinematografico venezuelano, protagonista del film "Mariposas Verdes", il film del regista e sceneggiatore colombiano Gustavo Nieto Roa, ispirato alla storia dello studente 16enne Sergio Urrego, che il 4 agosto del 2014 si tolse la vita, gettandosi dal terrazzo del centro commerciale Titan Plaza a Bogotà perché vittima di discriminazioni da orientamento sessuale da parte dell’Istituto Castillo Campestre. Un film contro tutti quei pregiudizi ancora diffusi nella società: “Ogni anno nel mondo ci sono 800.000 suicidi per vari motivi, tra costoro ci sono persone che si sono tolte la vita perché vittime di abusi, violenze fisiche e psicologiche, discriminazioni. Nel 2016 in Colombia tredici adolescenti si sono suicidati per atti di bullismo e omofobia. Non possiamo accettare queste morti assurde per colpa di chi non ha saputo accettare e accogliere” afferma il regista.

Ecco l’intervista al giovane attore Deivi Duarte destinato ad una grande carriera che lo porterà presto ad Hollywood.

La pellicola è ispirata alla storia di Sergio Urrego, il 16enne colombiano che si tolse la vita nel 2014 perché ingiustamente accusato di molestie sessuali a scuola. E’ stato difficile per te interpretare questo ruolo e come ti sei preparato per entrare in questo personaggio?

Vorrei chiarire che Mariposas Verdes è una fiction ispirata a veri e propri eventi e parla del bullismo dei giovani: purtroppo chi compie il bullismo non misura le conseguenze delle sue azioni. Per il mio personaggio che interpreto nel film, vi dico che la costruzione di Matteo è stato un processo lungo, difficile ma molto bello. Sono entusiasta di fare dei personaggi totalmente opposti a me, cosí ho deciso di entrare in un gruppo di sostegno per le persone LGBT dove mi sono presentato come un ragazzo gay che era stato espulso dalla casa a causa del suo orientamento sessuale. In quel gruppo ho fatto molto amicizia con un altro ragazzo, fino al punto che tecnicamente siamo stati come fidanzati, ma tra di noi solo dei baci come doveva avvenire poi sul set.

Hai provato imbarazzo a girare scene sentimentali e intime con il tuo compagno di scena, Kevin Bury?

Non ho mai provato imbarazzo girando queste scene. Anzi entrambi riteniamo che, sebbene siano state difficile da fare, sono scene assolutamente molto pure e romantiche dove l'amore tra due uomini viene catturato con rispetto e naturalezza. E crediamo di aver trasmesso questo.

Il regista, Gustavo Nieto Roa, ha dichiarato che è “un film necessario” per denunciare bullismo, violenze e omofobia. Definire necessario significa che la cultura del rispetto non è ancora diffusa nella società di oggi?

Se si confronta però con i tempi precedenti, la società di oggi vive con maggiore rispetto  ma c'è ancora molto da fare per ottenere una vera inclusione, sia per contrastare la discriminazione contro l'identità di genere e l'orientamento sessuale e sia per accettare e rispettare coloro che semplicemente la pensano diversamente da noi.

Il cinema può avere questa capacità di cambiare pregiudizi e discriminazioni nelle persone?

Il cinema è uno dei molti strumenti esistenti che servono a cambiare molti immaginari collettivi.  Al termine di una funzioni della pellicola mi ricordo di una madre e di un figlio che mi hanno confidato che si sentivano totalmente identificati e grazie al film riuscivano adesso a parlare apertamente tra loro affrontando argomenti che prima non avevano avuto il coraggio di dire. Mariposas Verdes è' stata un'esperienza davvero bella e arricchente per avermi messo in condizione di essere “face to face” con il pubblico durante le tante presentazioni pubbliche del film.

Quando rivedi la locandina del film, tu in piedi sul terrazzo del centro commerciale, cosa pensi?

Prima di vedere la mia immagine nel poster di un film in cui sono protagonista, sia nei centri commerciali, nei cinema, era qualcosa di veramente indescrivibile. Sono molto felice e grato con il maestro Gustavo Nieto e Idania Velásquez per avermi dato questa grande opportunità. Cosa pensavo mentre ero sulla terrazza del centro commerciale? Pensavo di volare: il sospiro della libertà è come un volo di farfalla. Ma ovviamente non sto dicendo che la soluzione ai problemi è il suicidio, caso mai il contrario: non dobbiamo isolarci nella solitudine ma dobbiamo cercare aiuto, qualcuno che ci ascolti, che ci possa capire. Di fronte ad ogni difficoltà c'è una soluzione e la soluzione non sarà mai un suicidio.

Sergio Urrego, prima di morire, scrisse: “La mia sessualità non è il mio peccato, è il mio paradiso”. Per te la libertà sessuale è una conquista o un diritto ancora da conquistare nel mondo di oggi?

Più che una libertà sessuale, credo che sia la libertà di amare. Tutti abbiamo il diritto di amare e nessuno può negarci questo diritto.

Qual è il messaggio più importante che cerchi di trasmettere ai ragazzi delle scuole quando organizzate gli incontri con la proiezione del film?

Il messaggio più importante da trasmettere è il rispetto per l'altro. Che non c'è bisogno di discriminare nessuno a causa delle credenze religiose, dell'aspetto fisico, della situazione economica, dell'orientamento sessuale ecc. Il rispetto per la differenza ci rende migliori come esseri umani.

E’ mai successo che uno studente o un tuo fan abbia fatto coming out davanti a te e come ti sei comportato davanti ad un avance maschile?

Mi scrivono giornalmente ragazzi e ragazze che si sono identificati nel film con Matteo, mi dicono che grazie al mio personaggio hanno avuto il coraggio di fare coming out o di affrontare chi li vuole umiliare con atti di bullismo. Essere riuscito a trasmettere loro questo coraggio mi riempie di felicità.

Questo film ha messo in mostra il tuo talento nella recitazione. Pensi già al prossimo progetto (film/fiction) e soprattutto qual è il tuo sogno nel cassetto come attore?

Ogni giorno penso al prossimo progetto, al prossimo personaggio, non smetto mai di studiare, di presentare i cast, di partecipare a serie ... Recentemente sono andato a “Sin Senos Si Hay Paraiso 2”, come il nipote di “La Diabla”. Il mio sogno nel cassetto? Un giorno riuscire ad arrivare ad Hollywood...

Ti piacerebbe venire in Italia per parlare di bullismo e omofobia con i nostri giovani studenti?

Certamente vorrei venire in Italia: anche se forse non sono un esperto in materia di bullismo e omofobia, potrei descrivere ai giovani il mio personaggio, il processo di creazione e i grandi insegnamenti ricevuti che mi hanno permesso di essere quel Matteo che oggi dà il necessario coraggio e restituisce la giusta dignità a tanti giovani nella vita reale. - (PRIMAPRESS)