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ANDDOS: “Dal calcio pericolosi messaggi diseducativi”

(PRIMAPRESS) - L'Associazione Nazionale ANDDOS, il più grande movimento LGBTI con oltre 170.000 associati in tutta Italia, stigmatizza gli inequivocabili messaggi diseducativi che arrivano soventemente dal mondo del calcio: l'ultimo episodio risale all'incresciosa lite che ha coinvolto gli allenatori Sarri (Napoli) e Mancini (Inter) sia durante che nel dopo partita di Coppa Italia.

L'episodio increscioso che ha coinvolto gli allenatori del Napoli e dell'Inter, in occasione della partita di Coppa Italia di martedì sera allo stadio San Paolo – afferma il presidente Mario Marco Canele di ANDDOS - è solamente uno dei tanti cattivi esempi che arrivano dal mondo del calcio. Pericolosi, violenti ed imperdonabili messaggi diseducativi nei confronti dei giovani. Prendiamo le distanze da tutti coloro che si rivelano pessimi esempi in campo e cattivi comunicatori fuori il rettangolo di gioco, essendo profumatamente pagati dai club di appartenenza anche per gestire la tensione e lo stress davanti alle telecamere. Chi goffamente si giustifica in sala stampa asserendo che certe espressioni a caldo sono normali in momenti concitati di una partita, dimentica che nel 2014 a mente fredda dichiarò in sala stampa che il “calcio è diventato uno sport per froci”, dall'altra parte è legittimo indignarsi per aver ricevuto offese omofobe ma sarebbe anche coerente ogni domenica indignarsi, avendo citato espressamente la parola razzismo, contro gli striscioni e i cori discriminatori ad indirizzo di alcune tifoserie o calciatori di colore. Ma d'altronde il calcio italiano è governato da un presidente che, in assemblea federale, ebbe modo di definire pubblicamente “mangia banane” un giocatore di colore e poi anche coinvolto successivamente, in un'intercettazione telefonica dal direttore di una testata giornalistica online, con personali commenti nei confronti di dirigenti ebrei e presunti omosessuali, non abbiamo dimenticato la vergognosa espressione del massimo dirigente della lega dilettanti che, come da verbale di assemblea, definì “queste quattro lesbiche” le società femminili richiedenti finanziamenti, né possiamo ignorare gli scandali che hanno coinvolto i due massimi dirigenti della FIFA, squalificati con la pesantissima accusa di appropriazione indebita di denaro. Ci sono dirigenti, allenatori e giocatori che in nome del fair play si riempiono la bocca di slogan come “lo sport messaggero di valori di lealtà, rispetto ed educazione” quando poi a dilagare è invece la cultura del vincere con ogni mezzo (doping, corruzione, partite truccate, omesse denunce per falsare risultati, bilanci in rosso, bancarotta fraudolenta), una filosofia che, purtroppo, incarna e rappresenta le regole e le usanze di una società malata con esempi lampanti di corruzione che arrivano dal mondo affaristico, politico ed imprenditoriale. Il vero vincente nello sport non deve per forza vincere, ma è colui che diventa un esempio per tutti, dentro e fuori il campo. Vincente è colui che sa trasmettere messaggi educativi alla grande massa che segue l'evento sportivo. Noi, invece, abbiamo l'impressione che nel calcio contino solo i gol. Vincere ad ogni costo. A discapito di quella lealtà, di quel rispetto e di quell'educazione che vengono sostenute con ipocrisia prima di scendere in campo. Sottovalutando ed ignorando che i bambini guardano e ascoltano i loro idoli sportivi come modelli di riferimento. Questa debolezza di esempi che arriva dall'alto rischia solo di inquinare la passione di chi guarda ed ascolta”. - (PRIMAPRESS)