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Colomba Mongiello: “Tuteliamo e valorizziamo il Made in Italy”

(PRIMAPRESS) - ROMA – Si è svolto nella capitale, presso la Sala Nassirya del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari, l'atteso convegno “Alimentazione e deontologia: il caso studio dell'Olio Extra Vergine di Oliva tracciato italiano”, con la partecipazione dei giornalisti dell'Ordine del Lazio per l'aggiornamento professionale con gli accrediti ecm. Promotore dell'evento il Consorzio Olivicolo Italiano, Unaprol (il più rappresentativo consorzio italiano di ovicoltori a livello europeo e mondiale per la rintracciabilità dell'olio), alla presenza del direttore generale Pietro Sandali, del responsabile della comunicazione Michele Bungaro (nella veste di moderatore), con la partecipazione del segretario generale Raffaele Lorusso della Federazione Nazionale Stampa. A fare gli onori di casa il Comandante della locale stazione CNA di via Torino, il Maggiore Riccardo Raggiotti, che ha tenuto una lezione molto precisa e dettagliata sulle tipologie d'intervento dei nuclei antifrodi dei carabinieri (Parma, Roma e Salerno le sedi centrali) che dipendono direttamente dal Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari (i nuclei NAS dipendono invece dal Ministero della Salute). La relazione del comandante Raggiotti ha portato alla luce dati interessanti sulle operazioni di prevenzione e intervento sulla contraffazione (falsa evocazione, pratiche commerciali ingannevoli, falsa etichettatura e mancata rintracciabilità dei prodotti: allarmante un dato con 8 campioni, su 10 bottiglie di olio prelevato dagli scaffali dei supermercati, che sono risultati difettati, a conferma della cattiva qualità dei prodotti sottocosto che superano alcuni controlli con accorgimenti chimici nella produzione), con una cronistoria anche delle più importanti frodi in Italia sugli alimenti: 1957 (cartilagini di asino nelle bottiglie d'olio), 1986 (vino al metanolo), 2001 (mucca pazza), 2003 (influenza aviaria), 2008 (latte alla melanina), 2012 (escherichia coli nelle conserve e nei prodotti ittici), 2013 (Horse Meat Gate con carne equina etichettata come manzo). Ma non potevano mancare i riferimenti al falso made in italy, dove i tradizionali prodotti nostrani come spaghetti, pizza, vino, mozzarella, salumi, parmigiano, grana, pomodori san marzano, sono venduti all'estero con false etichettature italiane. Particolarmente applaudito l'intervento di  Colomba Mongiello, vice presidente della commissione parlamentare anticontraffazione, a cui si deve il merito della cosiddetta legge “salva-olio” (L.9/2013 – L.161/2014), approvata e votata all'unanimità da Camera e Senato. “Questa legge ha fatto da apripista al regolamento europeo – ha spiegato l'On. Mongiello – bisogna sensibilizzare il consumatore ad avere più attenzione nell'acquisto leggendo bene le etichettature. Le etichette sono fondamentali: questa è una nostra battaglia a difesa del consumatore che è la vera vittima della frode alimentare. L'Italia è stato il primo Paese ad aver posto questa importanza alla Comunità Europea. Le etichette devono essere chiare, trasparenti e le rilevanze cromatiche sui prodotti ben leggibili. Le etichette sono una sorta di carta identità del prodotto, per capire origine e rintracciabilità, per preservare quindi le indicazioni geografiche, perché ogni territorio è diverso dall'altro anche nella tessa coltivazione. Dobbiamo difendere, tutelare e valorizzare il Made in Italy, perché non rappresenta solamente il prodotto commerciale finale, ma incarna i più sani valori: è storia, territorio, cultura, cibo, famiglia. Perché il Made in Italy, quello vero ed autentico, produce emozioni. Anche da da narrare”. L'Italia, nella produzione dell'olio, conta 900.000 aziende agricole, 1 milione di ettari coltivati, 3 miliardi il valore del fatturato, 2° produttore mondiale di olio di oliva (leader è la Spagna), 3° produttore europeo di olive da tavola, ma il 2014 ha fatto registrare la più bassa produzione con soli 200mila tonnellate rispetto all'ultimo ventennio (medialmente 500mila tonnellate annue) principalmente per causa della batteriosi (la mosca il parassito responsabile) che ha attaccato irrimediabilmente gli ulivi, a cui si aggiungono fattori ambientali-climatici e, purtroppo, anche l'abbandono di alcune aziende. - (PRIMAPRESS)